storia d’amore e d’Alta Corte europea

6 settembre 2012 di: Anna Trapani

Corte europea dei diritti umani di Strasburgo e Stato italiano: storia di un amore mai sbocciato. Numerose, infatti, nel corso degli anni sono state le sentenze della Corte di Strasburgo contrarie all’ordinamento italiano. L’Italia, come nel caso delle carceri, fa spesso orecchie da mercante. E’ di questi giorni la sentenza della Corte europea relativa alla legge 40, cioè quella sulla procreazione assistita. Walter Pavan e Rosetta Costa, coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica, si sono rivolti all’Alta Corte per poter accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. La Corte ha stabilito non solo che la legge così com’è formulata viola il diritto al rispetto della vita privata e familiare, ma è anche in netta contraddizione con quanto stabilito dalla legge 194, quella sull’interruzione di gravidanza, che prevede il ricorso all’aborto terapeutico qualora il feto fosse affetto da fibrosi cistica.

Se le cose restassero a questo punto e lo Stato italiano accettasse la sentenza, cosa auspicata da molti, i coniugi in questione dovrebbero essere risarciti per danni morali con 15 mila euro più 2.500 per le spese legali. Ma già si sa che il ministro della Salute, Balduzzi, presenterà ricorso per avere un chiarimento definitivo con la Corte di Strasburgo e cercare di far valere le ragioni italiane. Le diverse parti politiche non hanno fatto attendere i propri commenti sulla vicenda. Considera le parole della sentenza “sagge e ineccepibili” Livia Turco, ex ministro alla Salute nel governo Prodi. Sulla stessa linea Nichi Vendola e l’esponente di Idv, Antonio Palagiano nonché Emma Bonino. Alzano i toni del dibattito esponenti cattolici di varia estrazione.

Il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, parla di “magistratura italiana surclassata” dimenticando le varie sentenze che da parte di tribunali italiani ci sono state sulla legge 40. Il Centro di Bioetica dell’Università Cattolica di Milano pone l’accento sulla “eugenetica liberale, che privilegia gli interessi della coppia e pone sotto silenzio il problema della tutela della vita nascente, specie quando è malata”. Dello stesso tenore quanto dice la senatrice ex Pd, ora Udc, Paola Binetti che tra le altre cose parla di “utopia di essere sani per forza”. Ci domandiamo cosa ci sia di sbagliato da parte di due futuri genitori nel volere un figlio sano. Solo una mente offuscata dal più becero integralismo cattolico può esprimersi in questo modo.

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