in caso di terremoti, scienziati responsabili
Materia ardente e difficile da trattare, la sentenza che ha condannato (ma solo in primo grado) i componenti la Commissione Grandi Rischi per le dichiarazioni fatte pochi giorni prima del catastrofico terremoto dell’Aquila. Certo: la condanna a sei anni di carcere e ad una multa di un milione di euro ciascuno (e chi mai tra normali dotti professori potrà disporre di una tale somma?) sembra veramente clamorosa, ed ha suscitato reazioni vastissime nel mondo scientifico, anche a livello internazionale. Però, però … l’auto-proclamazone di totale innocenza da parte di detti scienziati («non siamo maghi») è solo parzialmente accettabile, se essi non riconoscono contemporaneamente una loro parziale responsabilità: non per avere dichiarato che in linea generale non poteva prevedersi, dopo il lungo sciame sismico, un terremoto, ma per non avere dichiarato che, allo stesso modo, non poteva escludersi il contrario. L’allarme della popolazione e dei pubblici poteri andava quindi mantenuto integralmente. Ciò che appare particolarmente grave, da parte degli illustri cattedratici, è l’aver accettato che la propria scienza venisse utilizzata nell’ambito di una manovra “mediatica” messa in piedi dall’allora capo della Protezione civile, Bertolaso. Infatti (benedette intercettazioni!) una settimana prima del tragico sisma, Bertolaso aveva chiesto ai luminari del terremoto di riunirsi all’Aquila: “per tranquillizzare la gente” e “zittire subito qualsiasi imbecille” (chiaro riferimento al dottor Giampaolo Giuliani, che preannunziava il terremoto a Sulmona). Aggiungendo: «Cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa, quella che fa male. Capito?». Sembra quindi che, se gli scienziati non avevano le idee chiare, Bertolaso – che scienziato non è – le aveva invece chiarissime. E gli scienziati si sono adeguati alle sue indicazioni: tranquillizzare la gente e smentire un fastidioso geometra. Condanna a sei anni forse no. Ma parziale condanna morale, per acquiescenza al potere, forse sì. Non si vogliono maghi, ma cittadini (e scienziati) con la schiena diritta, capaci – in questo caso – di affermare umilmente la propria impossibilità di prevedere sia il bene che il male.