Le fatiche di chi desidera fare l’insegnante

5 ottobre 2012 di: Barbara Giordano

In questo ottobre ci saranno le seconde prove scritte per il TFA, Tirocinio Formativo Attivo. Dice che devono insegnarti ad insegnare.Hai pagato 100 euro per la selezione, dovrai versarne altri 2600 se la passi, studiare per un anno e, se sopravvivi, avrai solo l’abilitazione. Niente lavoro.La prima prova, classe A 037, storia e filosofia, 60 domande a risposta multipla, per una qualche sorta di miracolo è andata bene: erano domande possibili, rispetto a quelle di altre classi per le quali si poteva soltanto chiudere gli occhi e mettere una croce a caso.

Ora arriva la seconda prova: un quesito di storia, uno di filosofia.

Sono mesi che studio. Anzi, veramente sono anni. Sempre le stesse cose sin dal liceo. Vorresti approfondire e invece cerchi di raccattare un po’ di tutto per esser pronto a qualsiasi eventualità ti si presenti tra tutta la storia universale e la storia della filosofia dalle origini ad oggi. E’ pur vero che siamo tutti nella stessa barca. O almeno speriamo. Perché purtroppo ci saranno sempre le botte di culo (e quelle ben vengano) e le botte di amicizia (che sono quelle che danno un po’ più di fastidio).

Ho iniziato a 16 anni a fare quella storia e quella filosofia che poi ti fanno ripetere uguali all’università. Poi la laurea, con l’angoscia del concorso che deve uscire: farò prima io o lui? Vinco io, mi laureo nel ’97 mentre il concorso si fa aspettare fino al ‘99. E lì vado tranquilla e con un ingenuità che oggi mi fa sorridere: ho sempre studiato, mi impegno… il concorso lo supero di certo! E invece no, perché i concorsi, soprattutto quelli che non escono da dieci anni, quelli per cui la gente arriva a centinaia con le valige piene di libri che vengono, spesso, aperti tranquillamente sui tavoli durante il tema, i concorsi li superi, appunto, o per un colpo di fortuna o per amicizia: la preparazione, l’impegno, almeno per alcuni, c’entrano davvero poco.

E poi si inventano la Sissis. Due anni di sofferenza, per chi li ha fatti: tirocinio al mattino, lezioni al pomeriggio, studio di notte, e intanto hai anche 30 anni e magari dovresti anche lavorare per campare. O no?

Io non l’ho fatta. Mi sono rifiutata per tanti motivi, il principale dei quali lo chiamo orgoglio. O forse rabbia. Questa scuola non mi vuole, bene, faccio altro.

Ma se nelle vita hai una vocazione è lì che prima o poi ritorni. E così, arriva il TFA. Finalmente superi una schedina di x nel posto giusto. Siamo in 40 per 25 posti. Forse ce la si può fare.
Ma i conti erano stati fatti senza l’oste: siamo 80, perché il MIUR fa una “revisione” e dà per buone a tutti 13 quesiti. Senza nessun criterio se non quello di placare alla cieca le proteste dei sindacati che lamentano l’assurdità di molti dei quiz, nozionismo esasperato ed errori. E delle università che dovranno attivare i corsi per quel pugno di iscritti che hanno superato la prima inverosimile selezione.
E poi è agosto: questi poveretti nominati dal ministero per la revisione dovranno pur  andare in vacanza, mica si possono guardare con attenzione tutte queste domande inutili.

Ma tanto la novità è che ci sarà un nuovo concorso (per la mia classe 18 posti in tutta la Sicilia) le cui modalità si preannunciano deliziose.

Un attimo, però, ricapitoliamo:

1. Ci sono un sacco di insegnanti nelle graduatorie ad esaurimento… eppure c’è bisogno di fare un nuovo concorso. Ohibò!

2. Dobbiamo favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro… ma al concorso non potranno partecipare i laureati dopo il 2001. Doppio ohibò!

E intanto si continua a studiare. Sempre le stesse cose. A imparare, a ricordare e a ripetere.

1 commento su questo articolo:

  1. Rosanna Pirajno scrive:

    povera generazione, di giovani che hanno perso quel poco di speranza che ancora resisteva nella nostra, che dirvi se non “fuggite via”!?!?

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