spaventa il voto della Sicilia

27 ottobre 2012 di: Fortunata Pace

Adesso il sud fa paura, la Sicilia poi, se qualcuno non affronta seriamente quello che ormai si definisce un problema estremo, l’intero paese manda in frantumi. Lo affermano giornalisti credibili e avveduti come Milena Gabanelli o Giovanni Valentini e, da un punto di vista lievemente diverso, anche noi siciliani ne abbiamo ampio sospetto.

Passo indietro: c’è da centocinquant’anni a questa parte, una questione meridionale, dice Salvini di Lega Nord. E la fa partire dalla, da lui tanto deprecata, Unità d’Italia, dimenticando che una “questione“ non può nascere prima o contemporaneamente a ciò che invece ne sarà, in gran parte, volontaria causa. E si sa bene, ma altrettanto deve ammettersi che, per come si era messi dopo l’assetto unitario di cavouriana memoria, non poteva che esplodere e che, sotto tanti aspetti è esplosa da tempo malgrado i comodi silenzi o le frettolose diagnosi qua e là fornite. In suo nome anni di analisi, qualche aggiustamento, un paio di iniziative non sempre chiare ed oneste e un pescaggio di comodo da parte di un solerte settentrione, sempre convinto di rimetterci in gran soldoni. Una solfa antica, quella del “al sud non lavorano, non si organizzano, sono brutti sporchi e cattivi e dominati dalla mafia”. Vediamo perché non si lavora e perché non ci si organizza, visto che non è possibile che ogni siciliano ci sguazzi contento e vediamo che strada ha preso la mafia, anziché leggere in merito buoni libri e basta. L’ultima posizione del governo, ivi compreso quello tecnico, è stata del tipo far finta che la questione meridionale non ci sia e che l’Italia sia tracciata da Roma in su, poco oltre forse di quanto vorrebbero i fautori di un mal congegnato federalismo cui basterebbe la Padania e dintorni.

Ma, fatti i conti e non ci voleva la calcolatrice, pare ci si accorga ora che il sud è imprescindibile e averlo fatto andare in malora – a parte ogni diretta responsabilità – vuol dire far andare in malora tutto il paese. Anzi senza il sud, di paese non si può parlare, di paesino forse con un pezzetto di storia e un paio di industrie in ansia di esportare prodotti, tutti collocati al nord mentre a Taranto si lascia l’Ilva sino alla morte di chi ci vive intorno, proprio come in un bel film con Julia Roberts.

Forse qualche studioso intelligente, qualche politico onesto, qualche economista di valore potrebbero ri-orientarsi e comprendere che o c’è una nuova strada per tutti o ci facciamo – tutti naturalmente – colonizzare dalla Cina o dall’Arabia Saudita. Ma una cosa è chiara sin da qui: il nord laborioso contiene le insidie di una corruzione dilagante e sfacciata, non può dare lezioni a nessuno e deve all’inizio dei famosi centocinquant’anni lo sviluppo e i privilegi che il sud non ha avuto e non ha saputo conquistarsi. Il sud resta fermo o quasi, vittima di governanti ciechi e prevaricatori, rispetto ad un progetto ancora possibile per ridare al sud la solarità e la ricchezza che possiede, per mettere alle corde il sistema mafioso, per dare una mano a quell’Italia che da Roma in su perde, come la maga Alcina, qualcuno dei suoi veli.

Oggi, in questi giorni intendiamo, si guarda con attenzione alla Sicilia che sceglie un nuovo presidente. E perché? Cosa starà a significare se va su Crocetta con l’appoggio palese dell’Udc e segreto forse di parte dell’Mpa, e che conterebbe la vittoria di Musumeci appoggiato da Alfano, Schifani, Santanchè e Storace? Questo ci darebbe il metro degli assetti che tra qualche mese si formerebbero in sede nazionale? Davvero ci importa poco. A fiducia siamo a corto, anche se molto continuiamo a desiderare che qualcuno ce la ridia. Specie perché siamo costretti a sentire le agitazioni “on line” di Grillo, che allarga il suo seguito sparigliando i già ambigui risultati senza lasciar intravedere cosa farebbero e come, i suoi soldati ormai entrati rumorosamente in politica. Forse la Lega nord, che i suoi sconquassi li ha avuti ma fa finta che nulla la tocchi, crede nel suo domani. Per piccolo che sia. Noi assai meno ma, e lo diciamo a chi vincerà le elezioni, con tanta voglia di ricrederci.

1 commento su questo articolo:

  1. La questione meridionale mina l’unità italiana ed europea
    http://www.ilcittadinox.com/blog/la-questione-meridionale-mina-lunita-italiana-ed-europea.html
    Gustavo Gesualdo
    alias
    Il Cittadino X

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