Troni, spade e guerriere: le donne della saga di George R. R. Martin

14 ottobre 2012 di: Marianna Marino

Che il fantasy non sia più roba “da maschi” è saputo e risaputo da molto tempo. E questo breve articolo sicuramente non vuole attardarsi su una questione futile (ad avviso di chi scrive) quanto già dibattuta come quella della presunta misoginia (o, al contrario, del latente femminismo) di George R. R. Martin. Così come sono scivolose (sempre secondo me) le polemiche su un eventuale sfruttamento narrativo della violenza sulle donne: l’autore vuole realizzare un’opera a metà tra il fantasy e il romanzo storico. Si tratta di un Medioevo con draghi, ma pur sempre di un Medioevo europeo. E non occorre ricordare quale fosse il ruolo ridottissimo della donna, né il trattamento a lei riservato in situazioni di crisi e conflitto.

Quel che è certo è che la sua saga (A Song of Ice and Fire) presenta dei personaggi femminili forti e indelebili, che riescono a incidere l’immaginario mitico del lettore (o spettatore, grazie alla serie prodotta dalla HBO e diffusa nelle sue due stagioni anche in Italia) forse anche al loro rapporto interessante e controverso con alcuni stereotipi della femminilità. Eccone alcuni:

  • la madre, nella versione tradizionale e perversa: Catelyn Stark / Cersei Lannister;
  • la figlia, femminile o maschiaccia: Sansa Stark / Arya Stark;
  • Clorinda, la guerriera: Brienne of Tarth / Asha Greyjoy;
  • la straniera, esotica, erotica e selvaggia: Osha / Ygritte;
  • la regina in esilio: Daenerys Targaryen;
  • la femme fatale: Melisandre, la sacerdotessa rossa che introduce il monoteismo nella società politeista di Westeros.

Ovviamente si tratta di una schematizzazione necessaria al discorso, piuttosto immediata per chiunque abbia familiarità con romanzi e serie TV e valida come spunto/curiosità per chi non conosca nessuna delle due forme che l’opera di Martin ha assunto.

In ogni binomio, tuttavia, si riscontrano ambiguità e fluidità che mettono in crisi la stessa struttura duale utilizzata. Prendiamo l’esempio della coppia delle madri: Catelyn, fedele per destino a un marito che non era quello previsto, farebbe qualsiasi cosa per i suoi cinque figli. Porsi dinanzi a un pugnale rimanendo ferita, tradire la fiducia del primogenito per pensare agli altri quattro, più piccoli e fragili. Ed è proprio questa caratteristica che la lega a Cersei, ambiziosa, incestuosa, infida, eppure fedelissima e devotissima tanto al suo gemello-amante che ai tre figli che questi le ha dato. L’intensità del loro “furore materno” (per così dire) è assolutamente equivalente, pur incarnando due tipologie di donna molto differenti.

A Song of Ice and Fire ha da poco conquistato un’enorme popolarità sia grazie alla televisione che allo stuolo di appassionati che rendono vive le attese sugli ultimi volumi e le polemiche su contenuti e stile di scrittura – irregolare e imperfetto, per carità, ma che proprio nei singoli personaggi – e soprattutto in quelli femminili – dà il meglio di sé.

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