capitani coraggiosi alla prova del fuoco

1 novembre 2012 di: Rita Annaloro

In questi giorni le testate dei giornali hanno comunicato che il bell’uomo cilindrato Ferrari ha intenzione di sostenere, appoggiare, consigliare, chissà forse col tempo anche governare, i ministri dell’attuale governo. E alla fine rieccoci al punto di partenza: dopo tante schermaglie rispunta, fra le altre, sullo scenario della politica italiana una figura emblematica del bestiario medievale: il capitano di ventura, non a cavallo di un focoso destriero, questa volta, ma alla guida di una Ferrari rossa, anche lui servo di corte, ma dal profilo e dai profitti alti, pronto a sacrificarsi per il bene del paese.

Si candida ad aiutare il governo o addirittura a succedere a un altro cavaliere, infiacchito dalle ingiurie del tempo e di una strega malvagia, dopo che il cornuto cavaliere verde è caduto impietosamente nel fango paludoso che racchiudeva i suoi tesori. Gareggia col profeta (ex buffone) arringatore di folle, destinato al rogo dei media, probabile alleato di un vecchio Mago della finanza, ben attento a non svelare i suoi segreti, e appare da subito carismatico, il prototipo del vincitore.

Un vero capitano, come Schettino, tanto sicuro di sé da lasciare inutili dettagli come la barra del timone ad un qualche sottoposto pagato per quel lavoro. Infatti Lui potrebbe avere ben altro da fare: a lui spetterebbero le alzate di ingegno, le frasi celebri, gli incontri importanti nei momenti cruciali, roba da passare alla storia, insomma, non la banale routine dei documenti di legge, delle tediose trattative con le parti sociali.

Un’idea da seguire, anzi un capo con delle idee, ecco quello di cui ha bisogno il popolo italiano, quello che ha sempre sostenuto Berlusconi. Ma quale popolo? Quello che per anni ha sopportato gli sprechi della politica, quello che al bar discute la Gazzetta dello Sport o i reality show, quello che preferisce comprare la merce cinese nelle catene di distribuzione italiane, piuttosto che nei negozi cinesi. Siamo tutti così? Siamo disposti a delegare ancora una volta ad un capo la capacità di analizzare e decidere, o siamo pronti a fare la nostra parte e assumerci le nostre responsabilità a livello di governo, sia nazionale che regionale? Quale società civile ci aspettiamo rappresentino Montezemolo e Monti? Quella degli operai e degli impiegati, o quella degli imprenditori e dei mercanti? Speriamo che vent’anni e tante bufere non siano passati invano e ci abbiano fatto raggiungere la consapevolezza di una democrazia necessaria.

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement