Donne da celebrare: Wangari Mathai
In questo momento che di donne si parla, purtroppo, solo come vittime di violenze, solo come coloro che spesso in tanti contesti sono le ultime della società, mi è venuta voglia di celebrare, non ricordare solamente, anche per tutte quelle donne che soffrono violenze e povertà, una donna della cui esistenza, purtroppo recentemente conclusa, sono venuta a conoscenza solo poco tempo fa.
La mia ricerca su Wangari nasce banalmente, visitando una pagina web che ricordava le donne vincitrici del premio Nobel. Accanto ai loro nomi ed alle motivazioni del premio ho visto il suo viso sorridente e avvolto in un tessuto tradizionale keniano e non ho potuto fermarmi li.
Wangari è stata una donna forte e intelligente, non solo per la qualità degli studi fatti sulla natura e l’ecologia, ma perchè ha capito quale potesse essere l’impatto, l’importanza del rapporto tra la donna e la natura che la circondava.
Mathai ha creato nel 1977, The Green Belt Movement (GBM) che in Kenya ha promosso e “ incoraggiato le donne a lavorare insieme per far crescere piante e piantare alberi per stabilizzare il terreno, conservare l’acqua piovana, fornire cibo e legna da ardere, e ricevere un piccolo contributo per il proprio lavoro.”, un cammino di grande importanza per un mondo che calpesta le proprie ricchezze naturali e non vede il lavoro del gruppo, la cooperazione tra esseri umani, come una ricchezza fondamentale per la vita stessa. Il GBM ha come punto di partenza del proprio lavoro una cosa semplice, pacifica e bellissima: piantare alberi e piante per permettere la sopravvivenza ed il benessere della comunità che è legata alla vita della natura stessa.
Una rivoluzione in un luogo come il Kenya, una grande proposta alternativa per il resto del mondo.
Wangari Mathai diceva:
“Quelli di noi che sono testimoni del degrado dell’ambiente naturale e della sofferenza che ne deriva non possono essere compiacenti.[...] Non possiamo stancarci o abbandonare. Dobbiamo ribellarci e camminare per le generazioni presenti e future!”.
Wangari, come donna, ha sentito l’importanza della cura della propria comunità come un dovere imprescindibile per la salvezza stessa e ha compreso quanto grande potesse essere il messaggio di amore, pace e solidarietà per tutta la comunità umana.
La foto di Wangari, così come quella di altre donne, non solo famose, andrebbe mostrata nelle piazze di ogni città e la sua storia di vita conosciuta il più possibile perchè si possa costruire, o ricostruire, un’immagine altra delle donne. Un’immagine di pace, di cambiamento, un’immagine da non abusare, una storia positiva.
Per saperne di più: www.greenbeltmovement.org