la bella storia di tre donne siciliane e di un contadino analfabeta

17 novembre 2012 di: Simona Mafai

Sono state tre donne di cultura siciliane, con professionalità diverse, ad estrarre da un pozzo di sentimenti ed esperienze dimenticate, la storia di un bracciante ragusano, Vincenzo Rabbito, che, quasi analfabeta, cominciò a scrivere a settant’anni. Grazie a loro le migliaia di pagine scritte da Rabbito hanno sciolto i nodi con cui erano legate, con metri di spago robusto e scuro, e le innumerevoli parole – aggrovigliate e interrotte da incongrue interpunzioni – si sono sollevate nell’aria come un fuoco d’artificio, facendo rivivere speranze, tragedie e passioni di tutto il ‘900. Esse hanno preso corpo prima in un libro, “Terramatta” (ed. Einaudi), e successivamente nel documentario affascinante e delicato che sta percorrendo, con lo stesso titolo, la Sicilia e l’Italia. La scrittrice che con pazienza certosina ha disseppellito le parole da quelle pagine, come si potrebbero estrarre pepite d’oro scavando con le mani in una distesa di rocce e di rovi, è Evelina Santangelo; la regista che ha intuito le possibilità immaginifiche del testo, lo ha abbracciato con migliaia di fotogrammi di giornali-luce dell’epoca, ed ha esaltato l’originale linguaggio dell’autore facendo l’unico parlato del film, è Costanza Quatriglio; la produttrice, che ha investito nell’opera i propri risparmi, accompagnandone con estremo amore anche la sceneggiatura è Chiara Ottaviano, ragusana di nascita e torinese di adozione. A tutte e tre la città di Agrigento, nel corso di un’ elegante manifestazione cittadina, ha consegnato (il 10 novembre) tre significativi riconoscimenti: alla giovane regista, già autrice di diverse importanti opere cinematografiche, è stato assegnato “l’efebo d’argento”, destinato ad un regista emergente (il premio è stato offerto dalla Banca Popolare S. Angelo); due targhe sono state consegnate rispettivamente alla scrittrice Evelina Santangelo, curatrice del libro pubblicato da Einaudi, ed a Chiara Ottaviano, produttrice e sceneggiatrice. Un plauso e un abbraccio ad Egle Palazzolo, Presidente del Premio “Efebo d’oro” di Agrigento, giunto quest’anno alla 34° edizione.

2 commenti su questo articolo:

  1. Grazie, Simona. Oggi, avventure di questo tipo son rare. È raro che si sia disposti ad affrontare rischi per realizzare qualcosa di cui si immagina la portata ma di cui non si conoscono affatto gli esiti. E il fatto che questa «bella storia» come dici tu, veda insieme «tre donne siciliane e un contadino analfabeta» per, personalmente, è motivo speciale di orgoglio, visto che, proprio mentre lavoravo al testo di Rabito, pensavo: «Qui bisogna assolutamente dar voce a chi per tutta la vita non ha avuto voce».
    Evelina

  2. chiara ottaviano scrive:

    Carissima Simona, non so come è stato possibile ma solo adesso ho letto la tua nota. Grazie per la tua attenzione e per il tuo sostegno, che io ho sempre sentito molto vivo e forte, anche quando si discuteva a lungo perché magari non si era esattamente della stessa opinione. Sottoscrivo il testo di Evelina per intero. Il nastro d’argento vinto da Terramatta è dedicato agli ultimi di oggi, che in genere poco ascoltiamo, e non solo perché parlano malamente o non parlano affatto la nostra lingua.

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement