uno spazio di libertà …

4 novembre 2012 di: Ornella Papitto

E’ ormai da più di un anno che sottopongo i miei pensieri e li condivido, oppure no, con chi si collega a Mezzocielo. In parte come “articolista” e molto come commentatrice. E’ una bella sensazione di libertà, ma ci sono anche i risvolti non previsti. Avverto l’esigenza di scrivere ulteriormente perché spesso mi sento responsabile di avviare accese discussioni on-line.

Chi scrive sul web (vecchio megafono e moderno amplificatore) si sottopone esplicitamente al giudizio delle persone che leggono. E’ quello spazio “commenta questo articolo” che apre al mondo, ma pone chi scrive in una condizione di eventuale bersaglio, perché può essere non compreso pienamente, oppure vedere il proprio pensiero stravolto e non riuscire più a riconoscerlo nei commenti che seguono, o anche essere oggetto di mistificazione o manipolazione. Qualche volta è accaduto e non è stato un bel sentire: mi sono dispiaciuta, anche molto, ma il fatto non ha messo in crisi la mia persona.

Vorrei specificare che un mio commento, per quanto duro e avverso possa essere, non è rivolto mai alla persona, ma unicamente al pensiero espresso. Se, a volte, ho colpito la sensibilità di chi scrive, mi faccio carico del giudizio negativo in merito alla rozzezza dei modi. Se così è, non mi reputo civile abbastanza. Non è mia intenzione aggredire chi scrive ma, al contrario, o aggiungere un particolare che non ritrovo nella lettura di un articolo, oppure avviare un confronto tra pensieri differenti. Vorrei distinguere il più possibile la nostra persona dalle cose che scriviamo al fine di proteggere noi stessi. E’ un atto di ragionata separazione: non vivo in simbiosi con ciò che penso e scrivo, perché so, con certezza, che ogni momento potrei aggiungere qualcosa di nuovo e quello che ho scritto è già vecchio.

2 commenti su questo articolo:

  1. Paolo.R scrive:

    Ma questo spazio di libertà trovo che è più timoroso di prima, forse più colto ma si muove come un elefante fra porcellane, in questo caso più che porcellane direi boli fecali, forse per paura di sporcarsi o di fare danno?

  2. ornella papitto scrive:

    Rispettabile Paolo.R, ho dovuto leggere più volte “1 commento su questo articolo” e mi sono permessa di aggiungere due parentesi per cercare di comprendere meglio il contenuto.
    “Ma questo spazio di libertà trovo che è più timoroso di prima, (forse più colto ma si muove come un elefante fra porcellane, in questo caso più che porcellane direi boli fecali), forse per paura di sporcarsi o di fare danno?”
    Mi scuso in anticipo, ma non ho trovato nessi tra “l’elefante”, “le porcellane” e i “boli fecali”. Provo a capire.
    Secondo te, come persona che può rappresentare chi scrive su questo sito, sono più timorosa di prima, forse più colta, mi muovo come un elefante tra i boli fecali, per paura di sporcarmi o di fare danno? Ho interpretato bene il tuo pensiero?
    Secondo te è meglio quando lo “spazio di libertà” è irriverente, prezzante, forse meno colto, ma che si muove come una farfalla tra le porcacchie che più come porcacchie sono alimenti spirituali, forse per il piacere di pulirsi o di risolvere i problemi?
    Così capisco, di più non so.

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