il Ges

2 dicembre 2012 di: Filippo Albamonte

Non tutti sanno che quello che abitualmente chiamiamo realtà, in termini esclusivamente scientifici sarebbe più propriamente da definire un gigantesco “non lo sappiamo”; a partire da Heisemberg infatti, fino all’odierna ricerca del bosone di Higgs, gli scienziati (quelli veri) sanno di non sapere e tentano di capire cosa sia la realtà che ci circonda. Gesù, rivolgendosi al cieco nato, dopo averlo guarito, ci tiene a precisare chi, o per meglio dire “cosa”, lo abbia guarito: «Va, la tua fede ti ha salvato» spiega infatti rivolgendosi al cieco. Su questa frase si sono innestate nel tempo una miriade di considerazioni e interpretazioni, ma nessuna accetta di leggerla così com’è, probabilmente perché decisamente “antireligiosa” e antropocentrica. Letteralmente, il Cristo sta dicendo che non lui ma la fede del cieco ha operato il miracolo, solo dopo l’accettazione di questo dato di fatto letterale si può procedere alle interpretazioni. Si potrebbe cosi pensare che il cieco, convinto di essere al cospetto del figlio di Dio o comunque di un taumaturgo dai poteri eccezionali, abbia per cosi dire “abilitato” quel processo di interazione con quella realtà virtuale, cioè modificabile, che è il nostro universo. Prendere quella frase per buona significa introdurre in una cultura religiosa e scientifica deterministica “effetto-effetto”, un nuovo concetto di interazione e di punto di partenza; un nuovo paradigma causa-effetto. Ma cosa si intende per realtà virtuale? in un altro passo del Vangelo, Gesù spiega ai suoi discepoli che se la loro fede fosse stata grande quanto un granello di sabbia, sarebbero stati in grado di dire a una montagna di spostarsi e questa si sarebbe spostata.

Ma a quale fede si riferisce? Certo è difficile pensare che si trattasse della fede in lui, visto che tra i suoi discepoli c’erano persone totalmente abnegate al suo servizio, assolutamente fiduciose nella sua soprannaturalità e nonostante ciò non riuscivano a spostare granché. Cosa si nasconde dunque dietro questi continui riferimenti alla “fede” che negli anni e nelle prediche dei nostri pastori si sono trasformati in “sottomissione a Dio”? Nel tentare di capirlo, forse può esserci utile il pensiero del fisico dell’università di Londra David Bohm, il quale descrive l’intero universo come un ologramma. Egli ritiene che la realtà, cosi come noi la percepiamo, non sia altro che una proiezione olografica cioè virtuale, nonostante a noi appaia solida e ben tangibile. La realtà vera, sempre secondo Bohm, è in verità al di fuori dell’ologramma e risulterebbe essere, al contrario di quella virtuale nella quale ci muoviamo, immodificabile, non locale e atemporale.

A rafforzarlo nella sua idea contribuì considerevolmente il lavoro di un altro fisico, Alen Aspect, il quale dimostrò con un famoso esperimento, che due elettroni generati in uno stesso momento, dialogavano in tempo reale a prescindere dalla loro distanza, ad una velocità incommensurabile, ben oltre quella della luce. Bohm concluse che non era da rivedere la teoria della relatività, bensì che le due particelle fossero in realtà un’unica cosa così come il resto della realtà apparente, e che fossimo noi a vederle separate perché inseriti nella virtualità dell’universo olografico. Alla luce di tutto ciò, diventa possibile chiedersi se la fede di cui parlava Gesù non fosse quella parte di noi al di fuori dell’ologramma, in grado di modificarlo solo con la ferrea convinzione che ciò sia possibile. In altre parole, se è vero che la realtà ci appare assolutamente reale, è contemporaneamente vero che assistiamo quotidianamente a fenomeni che esulano da questo contesto e vengono definiti “inspiegabili”. A nostro avviso le parole di Gesù, qualsiasi cosa abbiano voluto dire, aprono una serie di possibili scenari, che possono pero partire solo da una lettura scevra dalle interpretazioni a prescindere e assiomatiche tipiche della religione.

19 commenti su questo articolo:

  1. Elisa scrive:

    perché prendi solo le parole di Gesù a sostegno delle tue tesi? hai ammesso così non solo la sua esistenza, (poteva essere un qualunque profeta o ciarlatano…) è come se tutto partisse da lui e per chi non è credente ben altre sarebbero le tesi a supporto del tuo discorso… anche ciò che si sarebbe barbaramente perpetrato , secondo le scritture: la morte per crocifissione del figlio Gesù voluta dal padre- Dio- per salvare questo mondo che, qualunque esso sia, non ha SAlvato. Quale padre farebbe uccidere il figlio? la risposta sarebbe DIo? e quale mondo e quali uomini avrebbe salvato? la risposta sarebbe: li ha salvati dal peccato originale… MA QUALE PECCATO? LA FAMOSA MELA DI EVA E DEL POVERO ADAMO CADUTO NELLA TENTAZIONE DELLA DONNACCIA? Smettiamola! Ancora oggi il mondo gira secondo quella favola; da un lato le donnacce, dall’altro gli uomini che cedono al peccato…poverini…ma la “colpa” è sempre di eva che andrà all’inferno mentre adamo che ha una colpa inferiore (eva era in jeans) andrà al più mite purgatorio. ciao

  2. Aldo Torre scrive:

    Trovo l’articolo di Albamonte sicuramente un’esibizione di cultura anche bene elaborata ma scarsamente sentita, il commento di elisabetta esilarante un 10 a lei un 6 a lui

  3. Carla scrive:

    Articolo suggestivo e insolito l’accostamento. Per quanto riguarda il commento di Elisa, penso che l’autore abbia preso le parole di Gesù a prescindere dalla sua esistenza o meno , penso quindi che non ne avvalori l’esistenza ma faccia semplicemente un ragionamento sul messaggio, chiunque l’abbia scritto.

  4. giusi scrive:

    quest’articolo mi colpisisce per la cultura e la profondità. anche se difficile per certi versi, mi sembra di cogliere in esso una grande spiritualità; dietro la realtà virtuale esiste un quid che rimane immutato che si chiami Dio o Energia o altro… Complimenti!

  5. silvia scrive:

    Carissimi, aggiungo solo una precisazione, che ritengo opportuna e dovuta, al passo di Genesi (capitolo 3) relativa al “peccato originale”. A mio avviso, chi fa la figura più meschina è proprio Adamo, interrogato per primo. Così risponde “La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”. Con una sola frase accusa sia la sua compagna che Dio stesso, in quanto responsabile di avergliela messa vicino! Bel modo, tipicamente maschile, di sottrarsi alle responsabilità. Noi donne spesso siamo lasciate sole dai nostri uomini davanti a tanti problemi e ci ritroviamo a prendere delle decisioni in prima persona asssumendoci il rischio di sbagliare. Eva lo riconosce, semplicemente: “il serpente mi ha ingannata”, cioè sono stata stupida a dargli retta. Notate bene: non c’è una sola parola di rimprovero da parte di Dio nei confronti della donna! Chi subisce la maledizione non è la vittima dell’inganno ma chi l’ha tratta in errore: “Allora il Signore Dio disse al serpente: poichè tu hai fatto questo sii tu maledetto più di tutto il bestiame”. Allo “scarica barili” di Adamo (degno prototipo del genere maschile) corrisponde, mi pare, una più equa valutazione dei fatti da parte di Dio. Poi, purtroppo, la storia hanno continuato a scriverla gli uomini…

  6. anna scrive:

    ma veramennte cara silvia, Dio ha colpevolizzato abbastanza adamo ed eva. Ha condannato l’uomo a lavorare e a sudare per la fatica…e la donna, eva, e con lei tutte, a partorire con dolore….
    Dio ancora non sapeva che a causa della crisi gli uomini avrebbero perduto il lavoro e che la donna si sarebbe emancipata e che avrebbe anche lei lavorato come gli uomini e come gli uomini avrebbe perduto il lavoro. Non sapeva Dio che la donne avrebbero potuto scegliere se diventare o non diventare madri, se partorire con dolore o servirsi della tecnica ” indolore”…. non sapeva Dio della contraccezione…. quante favolette ci hanno raccontato…e quante ancora ce ne raccontano….

  7. silvia scrive:

    Cara Anna, non sono una donna con gli occhi chiusi sul mondo, ma mi piace attingere all’antica sapienza contenuta nelle sacre scritture di cui credo si possa fare anche una serena ri-lettura laica (vedi Erri De Luca). L’uomo e la donna da che decisero di mangiare il frutto dell’albero del bene e del male (non si nomina nessuna mela, nè pomo) presero coscienza della realtà del mondo e quindi anche di tutti i problemi relativi. L’uomo ha scelto la sua strada, si è distaccato dal resto del regno animale (di cui del resto fa parte) ed ha intrapreso la via del PROGRESSO difficile, ardua, dolorosa, piena di contraddizioni. Gli animali uccidono per necessità, secondo la catena alimentare, l’uomo per odio, vendetta, gelosia. Vedi quante implicazioni “antropologiche” ne possiamo trarre da quell’unico gesto che ha FIRMATO la storia dell’umanità? L’uomo forse, nella Storia, ha creduto troppe volte di poter distinguere facilmente il bene dal male e il giusto dall’ingiusto. Capisco che sono discorsi lunghi e complessi, ma alle “favolette”, come dici tu, ti assicuro siamo noi a volerci credere, ritenendole tali. Forse è superfluo aggiungere che l’episodio di Adamo ed Eva è un racconto mitico. Permettimi solo una battuta: potrebbe essere anche interpretato come il primo esempio di litigio coniugale in cui il marito cerca di prendersela con la moglie. “Colpa tua!”…la qual cosa è all’origine anche di molte VIOLENZE FAMILIARI, tanto per tornare all’attualità. Riguardo ai dolori del parto, questi sono dovuti al fatto che con la stazione eretta si è modificata anche la struttura del bacino…nessuna maledizione, quindi, per una spiegazione che mette d’accordo anche gli evoluzionisti. Il linguaggio della bibbia spesso è simbolico e va interpretato come tale

  8. gemma scrive:

    Nell’antico testamento si parla di miracolo come fatto eccezionale: per gli ebrei i miracoli sono segni dell’onnipotenza di Jahvè che interviene nei momenti critici. Nel nuovo testamento si hanno molteplici miracoli compiuti da Gesù e dagli apostoli in nome suo.Gesù per operare miracoli richiede la fede ma d’altra parte si serve di tali prodigi per suscitare la fede. La fede è apertura al regno di Dio di cui i miracoli sono segni. La bibbia non è un testo scientifico, i cristiani ne sono consapevoli: su di essa regolano la propria vita e certamente non fanno riferimento ad essa per spiegare le leggi della natura, la teoria dell’evoluzione o l’interazione con la realtà virtuale….

  9. silvia scrive:

    Entrando nel merito del tema dell’articolo temo di non aver capito molto di bosoni e ologrammi tranne richiamarmi a lontani ricordi di filosofia con Platone e il mito della caverna. Gli uomini costretti a guardare solo verso il fondo di essa scambiavano delle semplici ombre per la realtà che invece era alle loro spalle, fuori dalla caverna. Forse la proiezione olografica delll’universo a cui allude David Bohm? Comunque mi domando quali siano i “veri” scienziati. Forse tra di essi anche Charles Darwin (tanto citato per mettere in scacco il creazionismo) che con i suoi studi sull’evoluzione della specie e la selezione naturale di fatto aprì la strada prima ed offrì la giustificazione poi alle più abberranti teorie sul “miglioramento della razza”? La scienza, o pseudoscienza che sia, se non è illuminata rappresenta un serio pericolo ed un rischio non trascurabile.

  10. ornella papitto scrive:

    Purtroppo arrivo tardi alla discussione, ma non resisto. Devo partecipare.
    A Silvia mi sento di poter dire che la scienza è di per sé già una forma di luce, a prescindere dal contributo spirituale. Apre alla conoscenza. Il problema non è la pseudoscienza, che si riconosce facilmente proprio perché pseudo. Il problema è nell’uso sconsiderato dell’ideologia che assurge a forma di scienza. Questo, nei lontani anni 80, all’Università di Roma una professoressa illuminata mi ha insegnato. Mai confondere la scienza con le ideologie che sono la forma più subdola per trasformare la pseudoscienza in scienza.
    Inoltre nel passo della Genesi ho trovato una forte provocazione: ”Maschio e femmina li creò. A immagine di Dio li creò” (Gen. 1,27). Perché dopo 6.000 anni e più la femmina non è ancora ad immagine di Dio?
    Perché non ripartiamo dalla Gen. 1,27?

  11. silvia scrive:

    Cara Ornella non sai quanto piacere mi abbia fatto che tu sia andata a rileggere Genesi 1,27! Mi sembra molto bello, infatti fin dall’inizio Dio non intese fare alcuna “differenza di genere” tra sesso maschile e femminile, attribuendo ad entrambi pari dignità. Ciò è avvenuto dopo, nel corso della storia e della civiltà (o inciviltà, se vuoi, poichè ha relegato la donna ad un ruolo subalterno ad ogni latitudine e cultura). Può darsi che diciamo le stesse cose senza capirci. Credo che abbiamo all’incirca la stessa età e ricordo bene anch’io quegli anni, ma non credo di capire bene a quale “ideologia” ti riferisci nello specifico. Il secolo passato è stato definito, non a caso, il secolo delle ideologie e dei totalitarismi…forse alludevi a ciò?

    • ornella papitto scrive:

      Cara Silvia è mattina presto e devo correre per andare a lavorare . Oggi pomeriggio mi collegherò così potremo continuare il confronto. Questo sito mi piace moltissimo, non solo perché mi ha offerto l’opportunità di poter esprimere i miei pensieri, ma ancor più perché possiamo confrontarci in maniera civile e pacata. Quando, purtroppo, non accade so che non dipende dalla mia volontà.
      Buona giornata e a presto.

  12. silvia scrive:

    Cara Ornella, grazie del saluto al volo di questa mattina. Anch’io, come vedi, non resisto e questo confronto di idee mi appassiona. Parlavamo di menti illuminate. Ti faccio un nome: Gianni Gennari, che ho avuto l’onore di avere come professore di religione quando frequentavo il liceo classico ed era allora “Don Gennari”. L’ho seguito poi negli anni quando teneva una rubrica televisiva su Videouno (mi pare di ricordare): cristiani nella sinistra. Anche lui mi ha insegnato molto, a considerare le cose piuttosto sotto un aspetto di fede che solo dogmatico. Un dibattito serio e costruttivo esiste, credimi, anche all’interno della Chiesa. Come ho sempe cercato di realizzare la mia libertà di individuo prima e di donna dopo, così desidero esprimere le mie idee, rimanendo fedele al Magistero della Chiesa a cui appartengo, ed esercitare la mia libertà di fede religiosa non solo tra le quattro mura di una chiesa (luogo di culto) ma anche sulla libera piazza, come può essere questa di mezzocielo. Se siamo mature abbastanza riusciremo a farlo assieme…hai molto ragione in questo: il rispetto è sempre reciproco e ce lo dobbiamo ricordare sempre.

  13. ornella papitto scrive:

    Cara Silvia, la giornata lavorativa è stata molto più lunga del previsto.
    Desidero fare un accenno alla “Differenza di genere”. Nel 2004 ho presentato un mio lavoro ad alcuni docenti di una scuola media, in provincia di Palermo. L’argomento: Pari opportunità, da applicare all’interno della scuola.
    Durante il lavoro ho compiuto un atto azzardato, controcorrente, anticonformista. Mi sono permessa di modificare il D.P.C.M. 27/3/1997 – Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, 27/03/1997 – Obiettivo strategico B. 04. “Formazione ad una cultura della differenza di genere” , perché trovai, all’interno di questa definizione, una trappola anche tuttora ci tiene prigioniere e prigionieri. Ma chi ero io, oscura Sociologa di provincia, per potere compiere un atto del genere e portarlo al di fuori di un corso di formazione? Era un concetto tanto banale quanto “destabilizzante” rispetto alla realtà alla quale siamo quotidianamente sottomessi.
    Ti posso assicurare che ho provato le vertigini e la paura di avere osato veramente troppo. Ma è una mia tesi, quindi ancora in attesa di un’antitesi. Consegnai il lavoro ma non ho ancora trovato il coraggio di “uscirlo dal cassetto privato” e farlo diventare strumento di riflessione comune, tra noi donne.
    Sono passati molti anni, per la precisione otto, dovrei avere il coraggio di rischiare ma ancora non mi sento pronta. Se sono riuscita ad accennare qualcosa è stato solo grazie alla possibilità di scrivere su questo sito.
    A presto.

  14. silvia scrive:

    Cara Ornella, ti sembrerà una risposta banale, ma chi può osare se non proprio noi donne? C’è un libro a me particolarmente caro che posseggo nell’edizione del 1993, edizioni Frassinelli. “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estès. Non escludo che tu lo abbia già letto e lo consiglio a quante, tra noi donne, credono ancora nel mito della Donna Selvaggia. La vertigine appartiene a chi sale (andavo in montagna e ricordo di aver provato spesso realmente questa sensazione fisica) e noi invece siamo piuttosto abituate, anche per tradizione millenaria, ad avere i piedi ben piantati a terra. Permettimi ancora solo un’ultima digressione: Salmo 90. Dice il Signore: ti solleverò su ali d’aquila, ti reggerò sulla brezza dell’alba, ti farò brillare come il sole. La cultura semitica esprime per immagini ciò che noi invece esprimiamo attraverso concetti astratti…spero si capisca cosa intendo dire.

  15. ornella papitto scrive:

    Perfettamente. Ho letto il libro Di Pinkola Estés, qualche anno fa e ancora ieri consigliavo alla mia giovane nipote di fidarsi principalmente del suo intuito, tanto caro all’autrice. Come affermava Pinkola Estés, l’educazione ha soffocato il nostro intuito, il nostro istinto, la capacità di saper individuare il pericolo. L’educazione ci ha allontanate da noi stesse e ci ha rese facili “prede” di voraci predatori. A presto.

  16. Ale scrive:

    care ornella e silvia, perché non vi scambiate i numeri di telefono?

  17. silvana scrive:

    Tranquille, a noi di mezzocielo gli incontri sul nostro sito sembrano produttivi, sono incontri personali ma che possono seguire tutte, grazie dunque a Silvia e a Ornella di non scambiarsi il numero di telefono ma di comprendere la vera essenza del nostro sito.

  18. federica scrive:

    Mi ha colpito molto l’articolo di Albamonte ed i commenti altamente culturali che ne sono scaturiti. E’ bello che ci sia un confronto laico e religioso su temi universali. Se noi donne avessimo fiducia in noi stesse e coraggio potremmo dare un maggiore contributo in questa società. Mai tirarsi indietro!

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