il paese che non capisce…
In un periodo politico in cui tutti hanno voglia di cambiamento e soffrono una condizione di disagio e sopravvivenza, alla quale sembra non esserci fine; in un periodo in cui per sistemare i problemi economici di un paese in declino, si pensa che la migliore soluzione sia distruggere l’istruzione e, di conseguenza, la capacità critica delle future generazioni, possiamo riscontrare le stesse piccole speranze e lo stesso senso di ripugnanza verso uno Stato che sminuisce la vita teoretica ed intellettuale ne “Il Giuoco delle Perle Di Vetro” di Herman Hesse. Joseph Knecht è il protagonista di questo romanzo, il quale si ritrova catapultato in una realtà che prevede una ristretta cerchia di uomini dediti a tutto lo scibile umano e ad un gioco con delle regole, che non vengono mai spiegate, ma che si intuisce siano alquanto elaborate e si basino soprattutto sull’armonia della matematica e della musica. Joseph riceve un’educazione, all’interno di questa comunità gerarchica, quasi al di fuori e contrapposta al reale, che gli permette, grazie al suo talento innato, di arrivare, sin da giovanissimo, ad incarnare una delle maggiori cariche di questo stato futuristico, che sbeffeggia e biasima quello dei “comuni mortali”, realtà che, però, affascina Joseph e lo porterà a prendere una decisione radicale per la sua vita e quella della comunità in cui è cresciuto. Hesse comincia a scrivere questo romanzo nel 1931 e lo pubblica nel 1943 in Svizzera, poiché la Germania nazista mai gli avrebbe permesso di pubblicare un libro che fosse una chiara critica al Terzo Reich ed un inno ad un paese in cui la felicità si trova nell’equilibrio e nell’ordine della scienza. Dopo settant’anni viviamo ancora in un paese che non ha capito che la vera forza è quella intellettuale.