la più bella del mondo l’ha mostrata Benigni
Benigni e io, e con me tanti, credo bene. Ma io con un ricordo preciso, legato a filo doppio a quell’articolo 3 dei principi fondamentali della Costituzione, che sarebbe pietra miliare, scandito e discusso con gli altri, insieme ai ragazzi di un istituto professionale nell’ora di educazione civica, troppi anni fa. Passione, speranza, commenti a vario titolo per la formulazione di quelle basi forti, chiare, puntello assoluto e invalicabile di ogni nemico della democrazia, facevano scorrere l’ora di lezione d’un fiato e ci rendevano orgogliosi della Carta Costituzionale che si faceva atto di nascita della nostra Repubblica e vestiva di dignità tutti noi. Ma che nessuno o quasi di quei principi fosse applicato, che qualcuno li tirasse fuori a spizzichi e bocconi, senza ricavarne granché, giovani loro e meno giovane io, già ne eravamo ben consapevoli. Poi forse non ci abbiamo pensato quanto avremmo dovuto e meno che mai a quei principi hanno rivolto, sia pure un fugace sguardo, i nostri politici che piuttosto avrebbero dovuto farne vangelo.
Così, mentre l’Italia è più che mai in travaglio, mentre nulla si fa garanzia di beni e di valori che sono legittima esigenza e aspettativa sana di un popolo civile europeo, viene Roberto Benigni e declama. Come aveva fatto per Dante, forse non conosciuto e amato dai liceali come questo splendido cittadino-attore ritiene utile e accattivante, prende in mano i principi inapplicati e calpestati che dovrebbero connotarci al meglio, e ne fa un eccezionale incontro di teatro-vita. Non dice che mancano all’appello di una nazione che li possiede, che li ha scritti e consacrati, ma lo dimostra leggendoli, scandendone i contenuti. Marcando ogni riferimento, allargando la visuale con musica o letteratura, li mette fuori uno ad uno in nome di una Repubblica del 48 uscita da grandi tragedie ma pronta al riscatto, nazione una e indivisibile come qualcuno, giurando sulla nostra Costituzione per sedersi in Parlamento e per di più rappresentarci, palesemente dimentica. Tutto ha detto Benigni, citando nulla o quasi e arrivando al dodicesimo principio fondamentale che segna il look della nostra bandiera, l’unico principio sicuramente applicato perché non norma, ma indicazione di un simbolo e anche come tale da qualche parte vilipeso.
Una grande serata, Benigni! Così possiamo ricordare come può essere un attore, un uomo che sa tenere inchiodata al suo palcoscenico l’attenzione di una platea. Che senza insultare, denunciare, aggredire, maltrattare, senza ombra di aspirazioni parlamentari, fa sentire la sua voce, da un contributo alto perché non si precipiti tutti in una fossa comune. E si commuove pure, davvero, con quella sua arietta voluta di impareggiabile ”burattino” di inimitabile showman. Veicolando verità sommerse tra una battuta e l’altra. Ma già, quid vetat ridentes dicere verum?