narrare Paestum
Non sarà un caso se all’incontro di Paestum di ottobre scorso – Primum vivere anche nella crisi – , e poi nel blog che quotidianamente offre informazioni su iniziative nei territori sul “dopo Paestum” e raccoglie ulteriori riflessioni, uno dei temi più dibattuti sia la necessità del dialogo tra donne delle istituzioni, o che dentro le istituzioni vogliono operare, e donne dei movimenti che la politica preferiscono farla nelle associazioni, nei luoghi di lavoro, e ovunque si trovino. Non sarà un caso, dico, che si insista su questa “necessità”, se chi non è stata a Paestum e opera nelle istituzioni, chieda a chi c’è andata di raccontarlo. Me lo ha chiesto, a nome di un gruppo di consigliere del comune di Palermo (in maggioranza Idv) la consigliera Federica Aluzzo. E io sono andata, felice, direi anzi felicissima, di farlo. Ne è nata una vivace discussione incentrata sulle difficoltà delle consigliere a “farsi ascoltare” dagli uomini in consiglio, a fare rispettare tempi e modalità che non tengono conto dei ritmi di vita delle donne. Ma fino qui niente di nuovo sotto il sole. Così come non è nuova la posizione di qualche consigliera che dovendo rispondere, nella sua funzione, ai bisogni di tutti, uomini e donne (e qui mi trova perfettamente d’accordo!) lo debba fare “a prescindere dal fatto che sono una donna”. La più giovane (venticinque anni) ha detto “no”. Le donne hanno una sensibilità diversa dagli uomini, hanno per esempio insita la cura, solo che le loro parole non vengono ascoltate, ha replicato. Non è un caso, ho pensato, se a Paestum, come qui, le protagoniste siano state proprio le giovani, con le loro proposte sul precariato, ma soprattutto con la consapevolezza ormai acquisita che la differenza di sesso non può più essere taciuta e va nominata. Altro elemento che a Paestum, e sul blog dopo, è stato maggiormente discusso è che le donne, dentro e fuori le istituzioni, non riescono a mettere in campo tutta la forza necessaria, una forza pari a tutto il sapere e la sapienza accumulata negli anni. Elemento confermato dalla difficoltà espressa dalle consigliere a farsi ascoltare. E’ stata posta pertanto la necessità di “dare una maggiore visibilità” ad alcuni gesti di ‘non consenso’ compiuti in aula, per essere più efficaci, o di dare visibilità alle proposte finora messe in cantiere. Tra queste uno studio sulla toponomastica per dare nomi femminili alle strade, e di recente il sub emendamento in approvazione di bilancio di previsione 2012: “interventi di prevenzione, informazione, sicurezza e formazione sul fenomeno della violenza sulle donne, ivi comprese le attività di ascolto”, per il quale sono stati impegnati 50.000 euro.
Serve maggiore comunicazione, è stato detto. La forza va cercata e costruita insieme. E i tempi stringono, l’attacco alle condizioni umane da parte dei poteri forti si fa sempre più pressante e le donne sono le uniche in grado di fermare oggi questa catastrofe.
Creare una rete fra donne delle istituzioni e donne dei movimenti come laboratorio per proposte, suggerimenti, reciproco sostegno dentro e fuori l’aula consiliare: è questo che alla fine è venuto fuori con maggiore chiarezza e determinazione.
L’idea certo non è nuova, ne siamo consapevoli. Diversi sono stati infatti i tentativi fatti in passato in questa direzione. Una consigliera al riguardo ha denunciato una “certa difficoltà di dialogo con le femministe” ma i tempi cambiano, cambiano le urgenze e soprattutto le necessità. Cambiano anche le donne e si può riprovare.
sono sicura che le nuove consigliere sapranno imporsi, con la delicatezza e la determinazione tipica delle donne. Capisco che i ritmi della politica non sono facili da sostenere per una donna, con riunioni che si sa quando cominciano e non si sa a che ora finiscono, ma anche lì, se nel governo ci fossero più donne, anche i ritmi sarebbero diversi. Complimenti a tutte voi che avete deciso di intraprendere questo percorso non facile. Contiamo sul vostro contributo per tutte le questioni ed in particolare per la lotta ai poteri forti che stanno massacrando famiglie e figli. Diamo un futuro ai nostri giovani!
la collaborazione tra istituzioni e associazioni che si occupano di donne sul territorio è fondamentale. Mi auguro che sarà sempre crescente.
Brava Gisella, non solo per l’articolo, ma soprattutto per l’iniziativa di coinvolgere le istituzioni