addio mariangela

11 gennaio 2013 di: Silvana Fernandez

Dispiace molto la perdita di Mariangela Melato, attrice cinematografica, televisiva e di teatro di grande talento, solare simpatica intelligente versatile riservata e di una bellezza molto speciale. Da sempre impegnata socialmente e politicamente, nel 2009 era scesa in piazza contro i tagli alla cultura, decisi dal governo Berlusconi, proponendo di spegnere le tv in segno di protesta. In un’intervista televisiva a chi le chiedeva perché fosse così riservata, aveva risposto «La gente di me sa quello che deve sapere. Non credo che mi ami meno perché non racconto gli affari miei». Questa frase fu la cifra stilistica della sua vita. Sapeva custodire questa sua riservatezza anche sul lavoro, sorprendendoci con l’alternarsi di ruoli drammatici (“La classe operaia va in paradiso”, 1971, “Todo modo”, 1976, di Petri; “Caro Michele”, 1976, di Monicelli, “Oggetti smarriti”, 1979, e “Segreti segreti”, 1985, di Giuseppe Bertolucci) a quelli da commedia, come in “Mimì metallurgico ferito nell’onore” (1972) e “Film d’amore e d’anarchia” (1973) di Lina Wertmüller. Dagli Anni 90 ha lavorato anche molto in televisione. Una delle sue ultime interpretazioni è stata in “Rebecca la prima moglie” su Raiuno nel 2008. Buona parte del successo della fiction si doveva proprio alla sua Signora Danvers, ai primi piani con i suoi occhi dalla forma particolare che da soli mandavano lampi d’odio e di tenerezza, di follia e di malvagità. Nata a Milano il 19 settembre 1941, Mariangela Melato da giovanissima studia pittura all’Accademia di Brera, disegnando manifesti e lavorando come vetrinista alla Rinascente per pagarsi i corsi di recitazione di Esperia Sperani. Non ancora ventenne entra a far parte della compagnia di Fantasio Piccoli con il quale esordisce in “Binario cieco di Terron”, rappresentato al Teatro Stabile di Bolzano. Il teatro resta, come per molti attori, la sua vera passione. Negli ultimi anni, diretta da Lavia, Ronconi ed altri, lavorò al teatro stabile di Genova dove, anche se già molto sofferente per la mortale malattia con cui lottava da tre anni, continuò sempre ad andare in scena. E’ morta nella massima riservatezza, circondata da amici carissimi che si alternavano attorno al suo letto. Noi ricordiamo il suo sorriso, i suoi occhi dal colore indefinibile e le parole da lei dette a un giornalista che le ricordava la sua bellezza “Bella? No, piuttosto ero strana!” In effetti il suo viso particolare l’aveva aiutata a non chiudersi nello stereotipo della bella amorosa ma di poter affrontare, con bravura, qualunque ruolo fino all’ultimo giorno della sua vita, vissuto con lucidità e per fortuna, così ci dice chi la curava, senza sofferenze.

2 commenti su questo articolo:

  1. Daria scrive:

    Come tanti Italiani, l’adoravo.
    Ha dato al nostro paese LA CULTURA E IL TALENTO, da vera Regina del palcoscenico.

  2. Marisa scrive:

    E se per ricordarla attuassimo la sua proposta di non vedere più mediasette?

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