che mix, entusiasmo ed esaltazione
Entrambe le parole iniziano per E, ma sono, tra di esse, molto lontane. Non così nel pensiero comune, quello che rischia di diventare grossolano. Quando una donna parla con voce ferma e anche con un tono un po’ alto, facendolo con passione e per passione, a volte può essere fraintesa e trasformata immediatamente in una esaltata. E’ un rischio che qualcuna di noi corre spesso. E’ il modo di parlare che disturba, quello dell’entusiasmo, della passione, del coinvolgimento. A molti non piace, soprattutto agli uomini. Per loro una donna deve sempre sfoggiare un’autocontrollo sociale perché, al contrario, perde di credibilità, come se l’entusiasmo e la passione fossero emozioni infantili e quindi da superare e da non far emergere nell’età adulta.
Qualcuna di noi si è salvata da tale destino sociale, una o due, non di più. Una donna entusiasta, passionale diventa più indecente di quanto lo possa essere una donna che esponga una parte del proprio corpo. I pensieri, più indecenti del corpo. Una donna smette di essere indecente solo se viene definita “esaltata”. Già. Lì la donna è “eccitata, fino ad essere in parte irresponsabile” (Devoto, Oli, pag. 948). Non ci sto ad accettare tale grossolanità. E ancora siamo sottomesse al pensiero comune, quello grossolano. La nostra rivoluzione ha bisogno di avere, come alleato e strumento principale di difesa, un qualsiasi vocabolario della lingua italiana.
In verità al vecchio e grossolano detto “La donna? Basta che respiri” si può sostituire “la donna deve solo respirare?”Brava Ornella!
Alla donna in molti contesti si consiglia solo di essere ragionevole, avere i piedi per terra, non per scalpitare ma per camminare verso la strada del nido familiare dov’è regina silenziosa, ma veramente si sono fatti passi avanti nei confronti a volte dubito.
infatti ti consiglierei di cambiare dizionario, abbandona il devoto-oli, non devo dirtelo io ornella che tutti i libri, compresi i vocabolari sono costruiti dal maschile. Ri-scoprire le parole e il loro significato primigenio prima che l’uso e l’abuso ne modificassero il senso a misura d’uomo, è quello che noi donne dobbiamo fare. Perciò non citare più il devoto-oli (è come ricordare sempre berlusconi) ma inventa le parole, ri-generale, de-costruisci i canoni e comincia a “partire da te”. scusami se te lo dico ma è da quando scrivi commenti su questo sito che ti sento citare il devoto-oli… e certamente, senza volerlo, contribuisci a consolidare una tradizione di marca neutra che dorremmo decostruire con gli strumenti della nostra consapevolezza. te ne ringrazio
Prescindendo dal devoto ol-i… e dal cercare l’errore anche in articoli simpatici e non privi di profondità come quelli di Ornella, io penso Giulia che fra noi donne dovremmo essere meno ipercritiche, accettare l’altra anche se ha qualche imperfezione vale più il concetto che esprime che un errore casuale che non la rappresenta, io trovo l’articolo buono e soprattutto spontaneo
Cara laura, non ho criticato l’articolo, e non è un errore usare il devoto oli; mi sono solo permessa di dare ad ornella il consiglio di non usare il devoto. Mi dispiace di essere stata fraintesa spero solo da laura, e non da ornella
A volte gli uomini ci offendono e ci feriscono, ma noi donne siamo meglio? Conta molto anche il tono di voce con cui diciamo le cose ed in quest’arte non ci batte nessuno. Vado a ruota libera, come prima cosa mi viene in mente quel “Come ti trovo bene!”, detto da un’amica e forse volutamente allusivo, oppure ” E’ tanto che non ti fai sentire, come mai?”, altra stoccata per sottolineare la presunta mancanza. “Che bello questo vestito, chissà quanto lo avrai pagato!” Una donna sa molto meglio di un uomo dove colpire…un’altra donna. “Non dar retta a quella, è solo una pazza esaltata. Chissà chi si crede di essere?”, non mi meraviglierei affatto se fosse una frase riferita ad una donna e pronunciata proprio da un’altra donna…ed allora sì che rimaniamo veramente sole.
Affermazioni gravissime quelle di silvia, un’offesa alle donne e a quante combattono il fenmminicidio e fanno parte del movimento antiviolenza!
“A volte gli uomini ci offendono e ci feriscono, ma noi donne siamo meglio?”
parole incommentabili che suscitano indignazione
perché tanta acredine?
silvia è la stessa persona, mi pare, che ha inserito questo commento nell’articolo di Daria D’Angelo “la rabbia e il dolore delle giovani indiane” del 14 gennaio 2013
Il dolore, la rabbia e l’indignazione non possono che trasformarsi in presa di coscienza, impegno e solidarietà. Ogni corpo di donna straziato, violentato ed ucciso grida giustizia, le sue ferite sono quelle di ciascuna di noi. Dobbiamo esserne consapevoli e ricordarcelo sempre, anche nella vita di tutti i giorni: pretendere il dovuto rispetto dai nostri compagni, educare i nostri figli maschi a non credersi i padroni dell’universo, prendere le giuste distanze da suocere convinte che mai nessuna altra donna sarà alla loro altezza, esigere di avere leali rapporti di lavoro con colleghi pieni di boria maschile che ci vogliono soltanto umiliare. Cose minime, ma che fanno da substrato alle violenze più turpi. Ogni donna uccisa è un crimine contro l’umanità ed una vergogna che ricade su quanti intimamente ne restano indifferenti.
forse dovremmo essere tutte più caute prima di indignarci….
Cara Daniela, ti rispondo con un po’ di ironia che è un peccato (nel senso laico del termine) non fare tra di noi un po’ di autocritica. Non ti scandalizzare, so bene che il problema della violenza è gravissimo, ma non cadiamo nell’eccesso di sentirci violentate appena di uomo si parla!!! Dio ce ne scampi e liberi se siamo ridotte così. Purtroppo sono proprio le relazioni umane, nel loro complesso, ad essere alla deriva. Intendevo semplicemente portare l’esempio della scarsa reciproca stima e comprensione che sovente alberga all’interno del nostro stesso genere femminile. Circa 1 donna su 3 nel corso della vita è stata vittima almeno una volta di un uomo…le altre 2 suppongo non abbiano niente da rimproverarsi…perchè basta dire donna, per avere ragione sempre e su tutto? Se ne può discutere…
Mi sembrava che Ornella parlasse, con un certo giusto rammarico, di come spesso l’entusiamo espresso da una donna sia invece inteso come stato si esaltazione. Racconto un’altra piccola storia, tutta al femminile: in un paese della Puglia c’era una giovane donna medico che conviveva con il proprio compagno. Le donne di quel paese, quando si recavano in ambulatorio, più preoccupate dello suo stato civile che della sua competenza professionale, le domandavano se dovessero chiamarla “signora” o “signorina”. Al che, per toglierle da questo grave imbarazzo, ella rispose: Chiamatemi pure “dottoressa”. Non ci sono uomini , fin qui, nella storia che vi ho raccontato, eppure quella giovane donna medico veniva provocatoriamente e costantemente messa in difficoltà ed evidente imbarazzo, nell’esercizio stesso della sua professione. L’uomo invece, ossia il suo compagno, l’accompagnava sempre, quando lei era di guardia medica notturna, per evitare che qualche chiamata di visita domiciliare non nascondesse una trappola e si trasformasse in un tentativo di violenza. Lascio a voi le conclusioni…forse sono andata fuori tema, ma se esiste una relazione “sbagliata” uomo/donna ne esite certamente una donna/donna, meno esplicita nella sua essenza, che può usare al posto delle armi della forza fisica, quelle più mascherate dell’insinuazione, della maldicenza e della denigrazione.
Sono anch’io una donna ma non mi sento per niente offesa dalle parole di Silvia certo molte di noi fanno autocritica sono forse migliori perchè partono da se ma altre sono ancora rivali.
A proposito di una cultura al femminile, da sempre ho cercato di creare solo alleanze con le donne che ho incontrato e con le quali sono in contatto quotidianamente. Non sfido mai, non entro mai in concorrenza, faccio tutto quello che un uomo non si aspetta da una donna! E si stupiscono, eccome. Alleanze, solo alleanze. Quando non ci sono i presupposti di un contatto, mi ritiro in buon ordine, sia con le donne che con gli uomini. Una caro saluto a noi tutte così differenti e così necessarie.