finite le feste, la “festa” continua
A Palermo, il traffico è sempre nel caos in questi giorni. Normale, si direbbe, nel periodo natalizio, ma i clacson suonano nel disordine di una città che è un miscuglio di festa e tragedia. In mezzo a chi passeggia misurando il suo “shopping al tempo della crisi”, le ambulanze corrono in soccorso dei sopravvissuti ai crolli di questa città incredibile, di questa Italia che crolla al ritmo delle nenie di Natale. Il pensiero alle vittime innocenti dell’ennesima tragedia annunciata stride con l’atmosfera ostentata di serenità. Vigili urbani e Polizia devono districarsi in una storia di abusi abnormi che hanno trasformato due palazzine di due piani in edifici di quattro. I terzi piani realizzati senza concessione e in attesa di essere sanati dal 1986, con perizia giurata agli atti del Comune che ne attestava la potenziale regolarità. Nessuno, in questo periodo, vorrebbe soffermarsi su pensieri come la cattiva amministrazione, la mancanza di controlli, la corruzione e il malaffare imperanti nella nostra città, nell’intero Paese. Nel frattempo, qualcuno aspetta la fine del mondo, qualcuno si sente sopravvissuto perché non è arrivata. Le tragedie si consumano sotto gli occhi di tutti, mentre la politica continua a discutere del nulla. Vite innocenti si annullano sotto piani di cemento, abusivi , sorti in un contesto sociale che fa sempre più fatica a creare ricchezza. Forse, una scappatoia di sopravvivenza che si trasforma in trappola, forse un rischio messo nel conto per avere un tetto comunque, e ad ogni costo… forse. I messaggi di cordoglio, in mezzo agli annunzi della fine del mondo, vengono regolarmente stoppati dallo spazio pubblicitario.
In questo periodo festivo che ci siamo quasi lasciato alle spalle qualcuno si prenderà a cuore il caso di chi muore in povertà sotto le macerie della sua casa abusiva, qualcuno, oltre il pensiero dei regalini da mettere sotto l’albero, sarà riuscito, solo un momento, a chiudersi in sé per ritrovare la coscienza del vivere civile, la salverà dal torpore di una rassegnazione che farà franare il mondo verso una vera fine, quella che i Maya non avrebbero potuto prevedere, perché frutto di un uomo che si autodistrugge per narcisismo, ingordigia di denaro e voglia di protagonismo ?
L’articolo di daria mi piace molto perchè molti di noi abbiamo vissuto il caos e l’assurda confusione del periodo festivo come il ritratto della nostra società che continua essere, senza potere comprare nulla, ancora consumista, annaspando nel proprio narcisismo e voglia di apparire senza sapere cosa è meglio apparire dato che la disfatta di questa italietta piccola, corrotta berlusconiana è ormai bene in vista