La famiglia in prospettiva

21 gennaio 2013 di: Marianna Marino

Guardando con noia qualche immagine della manifestazione contro i matrimoni gay organizzata a Parigi il 13 gennaio scorso, mi è capitato di adocchiare dei cartelli esplicativi delle idee di questa gente a mio avviso bizzarra: un gruppo di quattro figurine stilizzate che si tengono per mano, al centro mamma e papà, agli estremi una bimba e un bimbo. Una didascalia ricordava che siamo tutti nati da un uomo e da una donna. E già la cosa potrebbe essere messa in discussione – a maggior ragione che molti manifestanti appartenevano alla destra cattolica: di fecondazioni alternative dovrebbe saperne qualcosa, no? Ma cosa vuol dire, innanzitutto, essere nati, essere figli, essere famiglia? Basta un’illustrazione da segnaletica stradale a riassumerla? Qualche giorno prima dell’evento parigino, avevo iniziato la lettura di Coppie e famiglie di Chiara Saraceno. Il sottotitolo recita, drastico ma ragionevole: “non è questione di natura”. Il testo anzi snoda le sue analisi dimostrando l’antinaturalità (per così dire, dato che per utilizzare pienamente tale termine, si dovrebbe credere a una natura umana) della famiglia, istituto culturale e sociale che ha assunto e assume diverse declinazioni nei vari punti del globo. È anche difficile parlare univocamente di “famiglia”, poiché “Famiglia anagrafica, famiglia legale, famiglia sociale e famiglia degli affetti raramente coincidono” (pp. 8-9). Saraceno analizza così, in modo scientifico e documentato, vari nuclei interrogativi: le variazioni quantitative della famiglia, il tessuto più o meno fitto di relazioni orizzontali/verticali al suo interno, il valore e l’evoluzione della coppia, la complessità della filiazione (in cui la generazione sembra svolgere un ruolo sempre più ridotto), l’influenza dei fenomeni migratori, la difficoltà che la società ha nel riconoscere un ruolo familiare agli individui omosessuali. In questa analisi, la famiglia sembra essere un luogo senza confini (come qualcuno invece vorrebbe), uno spazio in metamorfosi fatto di continui attraversamenti – questi sì, invece, da essere presi in considerazione dalle istituzioni.

Tali questioni sarebbero un’opportunità per redigere “una sorta di carta di navigazione dei rispettivi rapporti, diritti e doveri” (p. 112). Ma di certo la cosa sembra essere quasi impossibile nella terra che circonda la Città del Vaticano, dove Modern Family è una simpatica serie TV, ma niente di più.

3 commenti su questo articolo:

  1. Out of style scrive:

    Se i cattolici che vanno ancora in chiesa sono ridotti ad essere oggi un’esigua minoranza che non va oltre il 30 % della popolazione totale, e quelli che praticano i sacramenti sono ancor meno, non credo che ogni cosa possa essere attribuita e fatta ricadere sotto l’esclusiva responsabilità del Vaticano. Da che mondo è mondo, ogni cultura si è espressa attraverso un’organizzazione sociale a cui credo il concetto “famiglia” non rimaneva estraneo, seppur con diverse modalità. Anticamente prevaleva forse un modello poligamico, di tipo maschile, quando molti figli equivalevano a molte braccia-lavoro ed i bambini piccoli venivano accuditi in modo più o meno indistinto dalle varie donne presenti. Un modello piuttosto primitivo che poi si è evoluto verso l’unione esclusiva ed unica di una coppia. Già Isaia prende lo spunto da un’unione coniugale quando dice: Come lo sposo gioisce per la sua sposa, così il tuo Dio gioirà per te. “Gioire” ha qui un significato molto pregnante e implica sia passione che desiderio. Per non citare il Cantico dei Cantici che potrebbe persino rappresentare il primo esempio di poesia erotico-amorosa! Non riesco proprio a pensare che sia tutto un artificio, una macchinazione perversa che la Chiesa si è poi inventata di punto in bianco. Cambiano i tempi, cambiano gli stili di vita, non esiste più la famiglia patriarcale che, pur nei suoi limiti, era espressione di una cultura prevalentemente contadina e quindi ad essa confacente. Forse quel “cartello” ti ha richiamato alla mente piuttosto la “parodia” della famiglia felice del Mulino Bianco, ma la pubblicità arriva a dire anche: gli amici sono la famiglia che ti scegli…quindi se tutto è uguale tanto vale non fare differenze, l’uno vale l’altro. La famiglia “esiste” come espressione di impegno e responsabilità. I figli rappresentano la generazione futura ed in quanto tali sono una risorsa comune di tutta la società, ma nella famiglia in cui sono inseriti ed è per loro punto di riferimento, crescono, studiano, si formano, diventano individui adulti. Non sono chiacchiere, la famiglia è un impegno continuo, quotidiano, a volte sfiancante. Ma chi ci crede, perchè ne riconosce il valore ed il significato, va fino in fondo, lavora e combatte per essa. Disprezzare o negare la famiglia equivale a disconoscere tutto ciò e vanificare quanto milioni di persone, nel silenzio del quotidiano, cercano di realizzare. Rispetto le tue idee, ma chiedo uguale rispetto per quanti credono ancora nella…famiglia tradizionale. La famiglia rimane un “progetto” di vita, non un “oggetto” da archiviare come privo di qualsiasi valore, o che addirittura non è mai nemmeno esistito. Se fosse veramente così sarebbe per me un’amara sorpresa, perchè ci ho investito (a fondo perduto?) quanto avevo: tutte le mie energie, gioie e dolori, ansie e preoccupazioni, desideri e speranze…la mia stessa vita. Buttata? Sprecata? Mi auguro proprio di no! Non mi piacerebbe vedermi ROTTAMATA.

  2. marianna scrive:

    Credo che la parola “Vaticano” le abbia fatto scattare meccanismi di difesa che l’hanno portata fuori strada. Lo scopo del saggio di Saraceno è ampliare il concetto di famiglia, non distruggerlo.
    Rispetto le famiglie nate su base cristiana: ne faccio parte e ne sono figlia. Vorrei piuttosto che il rispetto fosse reciproco e che i governi di tutti gli schieramenti fossero meno ostaggi di una chiesa che invece di pensare ai veri problemi si scaglia in continuazione (la seconda volta dall’inizio dell’anno) contro il concetto di GENDER.
    Ho l’impressione che lei parli un po’ a vanvera, perché nella mia sommaria recensione del libro (ci vorrebbero ben altri spazi) tutto ho detto, tranne che la famiglia non sia un impegno.
    Visto che le piacciono le citazioni bibliche, le segnalo invece questo link:

    http://www.queerblog.it/post/44015/quanti-sono-i-tipi-di-matrimonio-presenti-nella-bibbia-tanti

    Buone letture!

  3. out of style scrive:

    Torno a distanza di un mese su questo articolo, con il dispiacere di non trovare altri interventi. Nel frattempo, oltre a leggere quanto consigliato (non ho trovato notizie che già non fossero di mia conoscenza), ho avuto l’occasione di vedere “Viola di mare”. Film ambientato in Sicilia e girato tra Trapani e Favignana, presentato al Festival Internazionale del Film di Roma nel 2009 e che ho senz’altro apprezzato per come affronta e sviluppa l’argomento con sensibilità squisitamente femminile (diretto da Donatella Maiorca). Come vedi cerco di tenermi aggiornata, nonostante i meccanismi di difesa che mi portano fuori strada.

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