per le lavoratrici madri

9 gennaio 2013 di: Simona Mafai

Il principale impedimento al ritorno al lavoro delle lavoratrici madri, dopo i mesi di congedo di maternità previsti dalle leggi (cinque tra prima e dopo il parto, con l’80 % della retribuzione) è la domanda: “A chi lasciare in cura e affidamento il (la) neonato (a)?”. Il più delle volte è per far fronte a questa difficoltà che la lavoratrice ritarda il suo rientro al lavoro, utilizzando la possibilità di conservare il posto (per sei mesi). Ma il ritorno ritardato ha un prezzo: sia finanziario (solo il 30% della retribuzione), sia, sopratutto, professionale.

L’ultimo Governo ha approvato “in corner”, gli ultimi giorni dicembre, una leggina che viene incontro a questa antica e pressante esigenza. Alle madri lavoratrici sarà assicurato, se vorranno tornare subito al lavoro, un “buono” di 300 € mensili per sei mesi, per pagare o una baby-sitter o la quota di un asilo nido. Il provvedimento è finanziato con 78 milioni di euro annui (gestiti dall’Inps), per il 2013-2015. A conclusione del triennio si farà un bilancio, e si assumeranno le determinazioni conseguenti. Contemporaneamente è stato deliberato che, al momento della nascita, il padre avrà una giornata di congedo retribuita e “obbligatoria”. Lentissimamente si procede a favorire l’immissione e la permanenza al lavoro delle donne, la responsabilità genitoriale dell’uomo, ed, insieme, la crescita demografica del paese.

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