stia calmina, Ingroia zittisce Carfagna

29 gennaio 2013 di: Mila Spicola

Non so voi, io son balzata sulla sedia quando ho sentito il giudice Ingroia, candidato Premier, rivolgersi a Mara Carfagna con modi e parole che non ci aspettavamo. Mi è anche venuto un moto di rassicurante complicità quando ho visto la tweet line invasa di reazioni di dissociazione femminili e maschili (va detto, anche maschili). No, non ce lo aspettavamo. Il tema è la considerazione e il ruolo delle donne nella politica per gli uomini e per la società italiana. Travalica qualunque schieramento e val bene da Duino a Lampedusa..

Questa volta ci ha stupito ancor di più perché la frase e i modi, maschilisti e supponenti, sia detto chiaro e tondo e non me ne abbia chi minimizza, io non minimizzo affatto, veniva da una persona considerata da tutti noi in virtù della statura morale, della storia personale e della rettitudine. Sulle quali tutti concordiamo e, a maggior ragione dunque mi interrogo: se l’atteggiamento e la frase maschilista “scappa” anche a persone così, stimate e ammirate nell’immaginario collettivo, non è ancor più grave? Per due motivi: intanto perché chi a casa non ha capito, chi non ha avuto la consapevolezza di genere nel riconoscerlo come atteggiamento discriminante, lo avrà introiettato per buono, insieme al giudizio sulla donna a cui era rivolto, e poi perché un premier, ce lo siamo ripetuto mille volte, ha anche la funzione di esser d’esempio: è inammissibile un tale atteggiamento. E pensavamo di averla risolta il 13 febbraio di qualche anno fa la questione. Invece no. E’ un fiume nemmeno tanto carsico.

Ok, sono partita da questo episodio per dire che ce n’è di strada da fare nell’elaborazione del rapporto donne e politica, come anche donne e potere. Ci sono tantissime donne nella politica, pochissime donne di potere nella politica. Riflettete e ciascuna di voi dica la sua in merito ai motivi: perché le donne sono più “femminili”, perché “non sono interessate al potere che è una cosa sporca”, perché il carattere conciliante e mediante porta spesso le donne a fare un passo indietro quando la lotta si fa dura perché c’è il “lato materno del comportamento e della rinuncia”. Ecco, l’ho detto. Io mi chiedo spesso: quanto c’è di vero, quanto c’è di retorico e quanto c’è di rinuncia verso se stesse e le proprie aspettative nell’equivoco della “obbligata dolcezza delle donne”. Io credo che ogni rinuncia e ogni passo indietro fatto da una donna in politica sia un passo indietro per tutte le donne. Nel caso della Carfagna lasciamo perdere tutto il calderone da sollevare sul giudizio terribile e la condanna perché aveva fatto un calendario, “come è arrivata lì” e compagnia bella. Condanna morale e definitiva dei più a questa donna, quando il 100% della popolazione maschile sbava di fronte al calendario di una donna nuda, quindi tanto schifo sta cosa non dovrebbe fargli no. Parleremmo anni. Posso dirvi solo che se ero al posto della Carfagna di fronte a Ingroia avrei replicato non con un educato ma quasi colpevole “calmina lo dica a sua sorella”, posto che il giudice non avrebbe dovuto dirlo nemmeno a sua sorella, bensì con un altrettanto educato, ma fermo “mi porga le sue scuse a nome di tutte le donne”. Dovremmo cominciare a pensare che ogni atto pubblico di una donna è un importante specchio per altre donne. La politica è una violentissima lotta di potere, ogni mezzo è buono e il potere vero, quando c’è, è estremamente auto conservatore. Maschilismo e femminismo a volte, nei giochi di potere, sono esclusivamente strumentali a quella lotta. Non credo nemmeno che fosse maschilismo consapevole il fatto di non posizionare nemmeno una donna nelle liste lombarde di Ingroia (continuo a citar lui, ma lo avrei fatto per chiunque altro), e non mi convince la scusante “non perché sei donna devi finire in lista”, no, perché anche la riflessione sulle quote rosa l’abbiamo fatta. Il problema è che penso che non se lo siano nemmeno posto il problema. Dunque stiamo calmini: siamo in pieno maschilismo e si deve ricominciare da capo.

5 commenti su questo articolo:

  1. claudia scrive:

    sono d’accordo con te in tutto. ingroia è un maschilista e, aggiungo, un narcisista al massimo livello, altrimenti sarebbe rimasto a fare il magistrato perché lo faceva bene anche da maschilista…come “politico” ha già sbagliato una lunga serie di passaggi compresa la battutaccia alla carfagna

  2. Daria scrive:

    ” Un ex valoroso che ha ceduto al valore effimero della vanità….., ogni salottino, ogni rubrichetta, ogni tavola rotonda: dove c’è una telecamera c’è lui con quell’aria supponente, come se l’avessero trascinato a forza….. ”

    Mi sento in perfetta sintonia con la definizione di Gery Palazzotto …..

  3. ornella papitto scrive:

    Grazie Mila.
    Anche io sono saltata dal divano e neanche mi è piaciuta la risposta della Carfagna: poco “politica” e molto da lite da “pianerottolo”.
    Ingroia “foglia di fico” di politici vecchi che, da soli, non andrebbero da nessuna parte, ormai fuori dal tempo: Diliberto, Ferrero e Di Pietro.
    Idem per Monti, altra “foglia di fico” di Casini e Fini. Casini avrebbe voluto uno “scudo”, ma si è dovuto accontentare….e tornare alla genesi.
    Ma si rendono conto della brutta figura che fanno? Poi Ingroia , con quell’aria annoiata che non trasmette nessuna passione cosa pensa di ottenere senza la collaborazione delle donne? Povero illuso, anche se prenderà il 5% non riesce proprio a convincermi sulla sua modalità “nuova” di essere di sinistra.

  4. silvia scrive:

    Scusate la battuta, ma ricordate i film: Femmine contro maschi e Maschi contro femmine? Cito, fra tutti, solo 2 brave attrici: Luciana Littizzetto per il primo e Paola Cortellesi per il secondo. Insomma, sembra proprio che persino in campagna elettorale non riusciamo ad andare oltre la commedia all’italiana! Eppure qualcosa di nuovo sulla scena politica sta accadendo e proprio dove non ce lo saremmo mai aspettato. Intendo parlare di Giorgia Meloni che, prima pretendeva cocciutamente che venisse rispettato l’accordo raggiunto sulle primarie e che ora, testarda più che mai, ha preso le distanze dal PDL per diventare la prima giovane donna aspirante leader di un nuovo partito. Al di là di ogni cosa a lei va la mia simpatia e solidarietà femminile.

  5. Marcella Geraci scrive:

    Sono completamente d’accordo con Mila e con Ornella. Quando finirà la ricerca delle “foglie di fico” per rendere legittimi personaggi non più in auge e comportamenti culturalmente deprecabili?

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