che dire? che fare? che pensare?
Lasciarsi andare allo sconforto non serve, ma è una bella tentazione; fuggire non si può, dove andare, chi ci prende, come abbandonare? le riflessioni, le recriminazioni, le accuse e i “l’avevo detto io” scorrono a fiumi già dalle prime fumate nere – con quelle vaticane “vere” che incombono da un’altra parte - le analisi, le discussioni riempiono l’aere, la carta stampata, il web, i bar sport, le portinerie, i circoli bocciofili, le sezioni politiche, i blog … tutto tranne le sedi istituzionali, ché quelli che sono arrivati alle agognate poltrone, compresi gli immarcescibili scilipoti (minuscolo, perché oramai categoria politica), hanno ben altro di cui occuparsi. Noi apriamo le danze del nostro scontento, pensando alla incredibile riemersione del satiro canterino come alla più azzeccata vomitata del pais meravigliao, rifugiandoci nella satira attualissima dei sonetti di Trilussa. A voi il resto.
P.s. un pensiero riconoscente alle tre Femen che si sono fatte strattonare ruvidamente da poliziotti in tenuta antisommossa, per aver gridato al posto nostro “Berlusconi Basta!”
Carlo Alberto Salustri in arte Trilussa
Conterò poco, è vero:
diceva l’Uno ar Zero,
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
Sia ne l’azzione come ner pensiero
rimani un coso vôto e inconcrudente.
Io, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so’ li zeri che je vanno appresso.
La politica
Ner modo de pensà c’è un gran divario:
mi’ padre è democratico cristiano,
e, siccome è impiegato ar Vaticano,
utte le sere recita er rosario;
de tre fratelli, Giggi ch’er più anziano
è socialista rivoluzzionario;
io invece so’ monarchico, ar contrario
de Ludovico ch’è repubbricano.
Prima de cena liticamo spesso
pe’ via de ’sti principî benedetti:
chi vò qua, chi vò là… Pare un congresso!
Famo l’ira de Dio! Ma appena mamma
ce dice che so’ cotti li spaghetti
semo tutti d’accordo ner programma.
Avarizzia
Ho conosciuto un vecchio
ricco, ma avaro: avaro a un punto tale
che guarda li quatrini ne lo specchio
pe’ vede raddoppiato er capitale.
Allora dice: Quelli li do via
perché ce faccio la beneficenza;
ma questi me li tengo pe’ prudenza…
E li ripone ne la scrivania.
Carità cristiana
Er Chirichetto d’una sacrestia
sfasciò l’ombrello su la groppa a un gatto
pe’ castigallo d’una porcheria.
Che fai? je strillò er Prete ner vedello
Ce vò un coraccio nero come er tuo
pe’ menaje in quer modo… Poverello!…
Che? fece er Chirichetto: er gatto è suo?
Er Prete disse: No… ma è mio l’ombrello!