DISOBBEDIRE AL SESSISMO, proposte concrete dei “Disobbedienti” francesi

28 febbraio 2013 di: Elisabetta Cangelosi

La serie “Désobeir”- disobbedire- nasce dall’intento di fornire un quadro della disobbedienza civile in diversi contesti attraverso un’analisi delle motivazioni, un excursus storico e una serie di proposte pratiche. Pubblicata dalle casa editrice “le passeger clandestin”  la serie conta una serie di proposte di disobbedienza “a” o di disobbedienza “per”, dalla disobbedienza alla pubblicità, al nucleare o alla precarietà fino alla disobbedienza per la scuola, per il servizio pubblico o il prossimo (dovrebbe uscire a breve) disobbedire per l’acqua. Fra questi, scritto da Sophie Glikman, un interessante invito a disobbedire al sessismo (http://www.lepassagerclandestin.fr/fr/catalogue/desobeir/desobeir-au-sexisme.html).

Come tutti i libri della serie il piccolo manuale si divide in tre parti: motivazioni, storia e azioni.

Alla domanda “perché?” l’autrice fornisce un quadro, purtroppo ben noto, di situazioni in cui si manifestano forme di sessismo e di discriminazione delle donne: dall’immagine delle donne usata a scopi commerciali alla violenza, con numeri inquietanti su quella domestica (forse sapevate che la violenza domestica è la principale causa di mortalità o invalidità femminile fra i 16 e i 44 anni, ma che ogni tre giorni, in Francia, una donna muore a causa della violenza del partner?); dalla differenze salariali ingiustificate (uno scarto di almeno il 10%) alle umiliazioni quotidiane; dalla questione dei modelli imposti dalla società fino all’aborto che, sembra strano visto dall’Italia, è percepito come un “diritto in pericolo” (dati alla mano fra il 2000 e il 2006 in Francia 90 centri che praticavano l’aborto sono stati chiusi).

La seconda parte descrive la storia delle lotte delle donne da Olympe de Gouges al 2010 e alcune forniscono spunti interessati e riproducibili, come l’autrice stessa sottolinea nella terza parte “agir”-agire.

Nel ripercorre la storia della lotta delle e per le donne spicca naturalmente la questione del diritto all’aborto: fra gli episodi salienti la scelta di alcuni medici di “autoaccusarsi” pubblicamente di aver praticato degli aborti (1973) seguita, negli anni successivi, da numerose altre manifestazioni per il diritto all’aborto (come i “viaggi abortivi” verso l’Olanda o le occupazioni di strutture sanitarie, nel 1970 per ottenerne l’apertura, nel 2009 per impedirne la chiusura!).

Fra le idee da tenere a mente, importanti rispetto all’immaginario relativo al corpo femminile e al ruolo della donna nella società: nel 2001-2002 la campagna contro le pubblicità sessiste realizzate a colpi di…. pennarello; nel 2009 la “giornata dei pantaloncini” lanciata via facebook da una liceale contro le norme restrittive sull’abbigliamento scolastico; nel 2010 la “burqalonade”  (una parata in burqa colorati e trasparenti) o la “Niqabitch” (organizzata da due amiche in short ma velate fino alla vita,  e diffusa via web) contro la strumentalizzazione della questione del velo.

Nella lista anche barbe posticce nei consigli d’amministrazione, tecniche di difesa, manifestazioni notturne per la sicurezza, azioni di disturbo contro la diffusione di un’immagine degradante (TV, agenzie di pubblicità…), azioni di solidarietà per categorie di donne particolarmente sensibili (per esempio le detenute) fino al sempreverde “sciopero del sesso” .

A conclusione della sezione “agire” un piccolo monito da non dimenticare: il sessismo passa prima di tutto dalla cultura e dal modello di società che proponiamo, proprio noi donne, ai nostri figli. Anche a non volere scambiare i giocattoli fra il reparto “bambino” e  il reparto “bambina” (come hanno fatto a partire dal Natale 2002 due associazioni francesi) possiamo di certo trasmettere un immaginario differente.

Nonostante non ne esista una traduzione in italiano e i libri della serie désobeir siano principalmente orientati a un pubblico francese, le proposte di azione che ci propone Sophie Gilkmann sono talmente semplici ed efficaci da essere riproducibili ed adattabili a contesti diversi. Anche perché, come conclude l’autrice, la lotta per le donne e contro il sessismo non può essere portata avanti che insieme.

1 commento su questo articolo:

  1. Silvana scrive:

    Ciao Elisabetta ottimo articolo che fa conoscere un libro già ricco di successo e di seguaci in tutta europa, il disobbedire del libro è una parola più vicina alla libertà che all’obbedienza, peccato che in Italia non si trovino traduzioni!

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