la chiamata alla responsabilità di Luciana

18 febbraio 2013 di: Filippo Albamonte

Sabato scorso Luciana Litizzetto, dal palco di Sanremo, ha mandato il messaggio più equilibrato e seriamente femminista (inteso come modo di pensare e di agire in favore delle donne) che si sia sentito da molto tempo a questa parte. Il messaggio è riuscito ad andare al cuore del problema, cioè il totale e completo aborrimento di ogni forma di violenza sulle donne, senza le solite incrostazioni di retorica, maschilismo nascosto, giustizialismo di genere, ipocrisia e mancanza di assunzione di responsabilità. Ma a quale cavolo di assunzione di responsabilità ci si può mai riferire, trattandosi di una cosa assolutamente intollerabile e raccapricciante come la violenza? Chi subisce sarebbe complice del carnefice? Tutti colpevoli nessun colpevole? Ovviamente no, qui si sta parlando del fatto che, nell’attacco senza quartiere al maschio violento, inumano, oppressivo, medioevale e chi più ne ha più ne metta, ci si dimentica sempre di dire che a convivere e spesso a tollerare, giustificare, dissimulare, nascondere, accettare, attenuare, circostanziare, gli episodi di violenza e la personalità di quella minoranza di bruti in circolazione, sono proprio le donne che ci stanno.

Nel suo discorso la Litizzetto ha fatto un appello proprio a quelle donne che mettono in campo quei comportamenti auto ingannatori, dando corpo ad un frainteso significato di amore. In altre parole, assumersi la responsabilità del problema non vuol dire pensare che una gonna corta o un modo particolare di comportarsi possano giustificare la violenza, come qualche delirante esponente della chiesa cattolica lasciava ad intendere qualche mese fa sulle porte della parrocchia; non vuol dire pensare ad una donna a libertà limitata al cospetto di uomo padre padrone; non vuol dire che si debba applicare una morale sessuale a due velocità,, diverse a seconda dei generi; non stiamo neanche parlando di quelle tante donne costrette a subire perché sole al mondo e che non sapendo dove andare, sono costrette loro malgrado a rimanere nella loro “casa prigione” vista come unica alternativa alla strada; qui si parla, detto in termini litizzettiani, del fatto che quei maschi che usano violenza sono solo dei meschini “stronzi” (termine molto indulgente) e che ogni giustificazione o tolleranza da parte delle donne in nome dell’”amore” è da considerarsi apologia di reato e, di fatto, complicità. Certo una complicità, questa si giustificata da tanti fattori ma purtroppo pericolosissima. Invece di perdere tempo a criminalizzare qualsiasi portatore di pene, cominciamo a distinguere i “portatori sani”, da quella minoranza di bestie potenziali cause del problema. Certi segnali premonitori da parte di certi maschi, non dovrebbero mai essere letti come “il fascino del capobranco” ma come “il grido dello sfigato” che impotente davanti al mondo e alla sua meschinità, se la prende con chi, solo dal punto di vista fisico, è inferiore a lui. Al minimo segnale emarginateli, isolateli o, al massimo, segnalateli ai servizi sociali; insomma scappate a gambe levate se ne avete l’opportunità, cosi almeno ci rimarrà di occuparci soltanto del fenomeno della violenza sulle donne sole al mondo e senza altri appoggi familiari. Questo mi è parso fosse il messaggio lanciato da Lucianina. Quando si arriverà a capire che l’uomo non è per forza soltanto violenza, e che la donna non è solamente vittima ma entrambi giocano un ruolo altrettanto importante in questa sporca faccenda, allora forse saremo in grado di dire che la via verso l’oblio per “cessazione di attività” per quanto riguarda i fenomeni di violenza sulle donne, sarà davvero vicina.

5 commenti su questo articolo:

  1. M.C scrive:

    Caro Filippo quello che tu dici è vero è un momento delicato, non si puo’ fare di tutte le erbe un fascio non si puo’ demonizzare ogni uomo, cominciamo da quello che sappiamo l’ aggressività maschile si, ma la acquiescenza femminile deve essere vietata… non vi fate illusioni donne chi oggi vi da uno schiaffo domani ve ne darà due!

  2. Giusi scrive:

    Ah finalmente un discorso equo e giusto vedrai come ti si scaglieranno contro le femministe accanite che pretendono che mai quando si parla di violenza si possa accusare la donna di comportamenti sbagliati ed invece io penso che la donna ha il dovere( vista la situazione) di denunciare subito.

  3. Adele scrive:

    Le femministe sono obiettive, non vogliono infatti che si sposti l’attenzione dalle donne agli uomini e si trovi un’assoluzione!

  4. gemma scrive:

    é vero, non si può fare di tutta l’erba un fascio, bisogna stare molto attenti a considerare tutti gli uomini potenziali violenti, prepotenti, stronzi e vigliacchi, come pure pensare che le donne siano solo vanitose, superficiali, smorfiose e inette. Abbiamo bisogno di modelli alternativi e positivi come Luciana Littizzetto e Fabio Fazio, due brave persone, equilibrate, simpatiche, preparate….due cari amici che si stimano e si vogliono bene, si rispettano, giocano, non si offendono, si difendono, si divertono e sentono il bisogno l’uno dell’altra e viceversa (come hanno dichiarato sul palco dell’Ariston) per condurre un programma nazional-popolare e arrivare contemporaneamente al cuore e alla testa di tutti, femmine e maschi, piccoli e grandi, colti e ignoranti….

  5. Aldo Torre scrive:

    Trovo assurdo che tutti si scaglino contro gli uomini come se fossero tutto il genere umano colpevole! Ma scherzate? Alcune femministe non vogliono neanche essere difese dagli uomini… così senza unione, giuste conoscenze da parte di tutti non termina questo femminicidio.

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