la sentenza veloce sulla strage di Ustica

8 febbraio 2013 di: Filippo Albamonte

È di pochi giorni fa la sentenza della Cassazione che ha stabilito dopo 32 anni, che il Dc9 dell’Itavia inabissatosi nel mare di Ustica, è stato in realtà abbattuto da un missile. A questa sentenza non si può che rispondere, al netto del profondo rispetto per le vittime del disastro, anzi proprio per quello, con uno sprezzante e sdegnato “ah si? ma va!?” Cosa giustifica questa sorpresa da scoperta dell’acqua calda? Capiamolo insieme.

Sono due le perizie storiche più importanti, effettuate dopo la strage, alla base delle due ipotesi principali che si sono scontrate inutilmente per anni (bomba o missile): la perizia Blasi del marzo 89 e quella Misiti del giugno 94. La prima, leggendo i plottaggi radar dell’aeroporto di Ciampino nota che: «L’aereo ha assunto dopo l’incidente una traiettoria in volo librato e nella direzione del vento della durata di circa 3 minuti fra la quota iniziale (7.600mt) e la quota di scomparsa dallo schermo radar dell’eco primario (valutabile intorno ai 20.000ft (6.000mt). Ciò esclude cedimenti strutturali delle superfici portanti e di stabilizzazione (piani di coda) come accaduto viceversa in due incidenti avvenuti per cedimento dei piani di coda (velivolo BAC-III in Nebraska Usa del 6 agosto 1966 e Viscount in Mariland Usa del 27 maggio 1959)».

La questione pare inequivocabile nonostante gli infiniti tentativi di depistaggio, gli enormi ritardi, l’assenza di collaborazione da parte degli alleati che eseguivano le manovre militari sul luogo, etc etc. Nonostante ciò però, nel 1994 la perizia Misiti afferma nel suo comma 4 che: «A seguito dell’evento che ha causato l’incidente, si è avuto il distacco e la frammentazione in volo della parte posteriore della fusoliera in massima parte sovrastante il pavimento, compresa approssimativamente fra le stazioni 642 e 877, il distacco di entrambi i motori, del tronco di coda e dell’estremità della semiala sinistra. 
Il cedimento e il distacco di questi elementi è avvenuto nell’arco di 4/5 secondi».

Chi ha seguito la vicenda e visto in tv la ricostruzione dei tracciati radar di Ciampino, è sempre stato più propenso a credere alla seconda perizia; il fatto immensamente grave è che quei tracciati radar dicono cose diversissime e le ricostruzioni televisive mandate in onda in passato sono totalmente fasulle. Dagli originali plottaggi di Ciampino si vede che in cielo non si muove un solo oggetto, per ben quattro volte infatti gli oggetti sono due, nettamente separati e distanziati. Uno dei due oggetti è il Dc9, l’altro è un “velivolo estraneo”. 
Questa sequenza dura tre minuti e il Dc9 scende sotto i 20.000 piedi (6000 mt) solo dopo tre minuti da quando viene colpito. Praticamente perde 5.000 piedi (1.500 mt) in tre minuti, cosa possibile solo se aveva al loro posto le ali, gli impennaggi e i motori; se avesse ragione la perizia Misiti, senza motori il baricentro sarebbe sballato, la caduta sarebbe stata completamente diversa e il Dc9 sarebbe sceso sotto i 20.000 piedi in pochissimi secondi. Riconosco che questi dati sono inutilmente precisi, basterebbe sottolineare che la perizia Misiti (che prende il nome dal politico che se ne occupò, campione di cambio di casacca politica) pretende di farci credere che una bomba esplode nel bagno del Dc9 (ritardando anch’essa di due ore come l’aereo) e lo distrugge senza scalfire la tazza del cesso e il lavabo ritrovati intatti. Non è questa la sede per parlare di tutta la mostruosa sequela di dubbi determinata dai tentativi d’insabbiamento e depistaggio che sulla vicenda sono intervenuti negli anni, ma solo per ammettere tristemente che, se per affermare l’evidenza in Italia ci vogliono 30 anni, quanti milioni di anni sono necessari per accertare le cose un po’ meno evidenti?

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