la solitudine di Sua Santità

14 febbraio 2013 di: Silvana Fernandez

Santità, nella mia lettera, mandatala da questo sito il 27 Dicembre, ho avuto qualche esitazione sul come appellarla: sua santità, mia, nostra, loro santità. Oggi invece non ne ho neanche una perché col suo gesto di dimissioni ha dimostrato di non appartenere a nessuno. D’altra parte, solo ora, mi accorgo quanto lei oltre ad essere solo, fosse un solitario. Andava avanti a propagandare la sua dottrina senza rendersi conto quanto tortuoso fosse il cammino della fede gestita da un trono su cui spesso si erano seduti grandi uomini, altre volte meno grandi ma quasi tutti aperti e pronti ad ascoltare il suono di lingue e venti contrastanti, senza ostacolare nessuno ma seguendo anzi chiunque fosse disposto ad aumentare il loro potere temporale. Uomini, insomma, come ottimi Gattopardi disposti a qualunque simbolo di cambiamento purché niente cambiasse. Per otto anni abbiamo pensato, vedendolo ricoperto di ramage d’oro e d’argento, che lei fosse cieco, sordo e un po’ confuso, ora le sue dimissioni, parola assolutamente non usata in Italia, mi hanno fatto capire quanto lei avesse, invece, aperto gli occhi e forse, non fidando più sull’obiettività del suo giudizio, stanco di chiedersi se il trono su cui sedeva fosse ricoperto di petali di rose o fosse soltanto un verminaio, ha compiuto un gesto estremamente laico, si è dimesso! Lei, rappresentante in terra di Cristo, lei che propagandava la fede eterna, guardandosi intorno in questo mondo in cui anche i novantenni devono e vogliono sembrare giovani avrà, con lucidità, pensato “A quest’età non posso sopportare tutto questo” e ci ha detto addio. La religione cristiana parla di un Dio uno e trino, la cui natura onnipotente può arrivare ovunque mentre lei, caro fratello Ratzinger, ha dimostrato non solo di essere lontano dall’onnipotenza della trinità, ma anche di essere un rivoluzionario innovativo perché questo suo dire “scusate mi dimetto” è una frase che ridimensiona tutto, che relativizza la sua stessa figura, allontana l’idea di qualunque complicità, ma soprattutto le rende giustizia.

17 commenti su questo articolo:

  1. silvia scrive:

    Ieri sera ho seguito in televisione il rito delle Sacre Ceneri in San Pietro, c’era un evidente clima di generale commozione. Persino il cardinal Bertone, rivolgendosi al Papa, non è riuscito a trattenere la propria emozione. La tensione si è infine sciolta nel lungo “applauso” liberatorio che lo stesso Benedetto XVI ha voluto fermare con lo scarno invito, di chi poco si concede a questo tipo di manifestazioni: Torniamo alla preghiera.
    E’ bello il tuo articolo, Silvana. Mi hai fatto pensare all’ONORE DELLE ARMI, quel tributo ed alto riconoscimento militare che si riconosce, sul campo di battaglia, al nemico sconfitto che ha saputo battersi con onore

  2. Paolo.R.Russo scrive:

    Ho seguito silvana le tue lettere, alcune veramente dure, al papa come sempre mi sono divertito ma ho sempre pensato che erano riduttive per la figura di un papa che ero sicuro ci avrebbe dato ancora qualche sorpresa, ed ecco che ce l’ha data! Questo tuo saluto al papa che tu non eri faziosa ma obbiettiva e che io non mi sbagliavo, credo comunque che il papa non abbia mai creduto ai petali di rosa!

  3. Micol scrive:

    Conoscendo la laicità di Silvana questa lettera al ex papa mi ha toccato, come dice un commento è l’onore delle armi! Ma si può dire ex papa!

  4. anna trapani scrive:

    Tra le lettere di Silvana questa spicca per un senso di riappacificazione con una figura tante volte contestata ma che ci ha spiazzate tutte con un gesto laico, come dice giustamente Silvana, e dalla portata storica ancora insondabile perchè bisognerà vedere chi sarà eletto al trono di Pietro adesso. Un Papa più liberale darebbe alla chiesa una spinta verso il futuro inimmaginabile. Speriamo bene!

  5. Angelo Carta scrive:

    Cara Silvana, splendido commento,il tuo. Se in Italia ci fossero più persone capaci di dire :rivedo quanto ho detto e come lui: mi dimetto, forse le cose andrebbero meglio, mentre l’io è sempre più dominante: Complimenti, Mezzocielo è diverso!

  6. gemma scrive:

    Continuo a pensare alla solitudine di Papa Benedetto XVI, continuo a pensare al difficile confronto che ha dovuto “reggere” con colui che lo ha preceduto: l’enorme figura di Giovanni Paolo II… continuo a pensare che, suo malgrado, abbia dovuto dimostrare a se stesso e al mondo di essere all’altezza del pontificato….continuo a pensare alla sua sapienza, alla sua cultura, al tempo che ha dedicato allo studio profondo dei testi sacri, al suo garbo, alla sua mitezza, alla sua passione per la musica, per i gatti….continuo a pensare che non amasse twittare ma che preferisse fare l’amanuense come tutte le persone della sua generazione….
    Sono convinta di conoscere in modo superficiale la persona di cui sto parlando e sono convinta che ciascuno di noi ha la sua storia personale, è nella storia ed è protagonista della storia. Se poi si tratti di un personaggio degno di passare alla storia, non possiamo giudicarlo….adesso possiamo solo aggiungere il nostro commento perché la notizia delle sue dimissioni non ci ha lasciato indifferenti

  7. Adriana scrive:

    Grazie Silvana per la tua sagace ironia, non guasta mai. Diciamolo pure non siamo abituate/i nè preparate/i a questo “gran rifiuto” e certamente non ci lascia indifferenti. Per quanto lo Stato del Vaticano ci faccia intendere il Papa stanco e malato, ritengo ben altri i motivi, a mio parere, lo hanno indotto alle dimmissiomìni; politici, religiosi, economici, corruzione, errori, debolezze umane….Tuttavia mentre tutti restiamo in attesa di sapere, anche mia mia figlia sedicenne mi chiede: ” faranno un Papato tecnico?”

  8. rossella caleca scrive:

    Silvana, questo articolo mi è piaciuto molto. Hai colto ed espresso perfettamente alcuni significati e aspetti importanti del gesto di Benedetto XVI: la “laicità”, l’innovazione dirompente contenuta nell’affermazione della dimensione umana, relativa, contingente del papa (e del papato) contrapposta all’ assolutezza, alla divinità riflessa dell’”infallibilità” in quanto vicario di Cristo in terra; il riconoscimento dei propri limiti umani è coraggio, la fragilità è autenticità. Qualunque sia stata la motivazione alla base della decisione, credo che questa condurrà a un inevitabile, profondo cambiamento nella Chiesa.

  9. Daria scrive:

    Cara Silvana,
    abbiamo condiviso, l’anno scorso, opinioni a proposito dell’articolo che avevo scritto sul film di Nanni Moretti “Habemus Papam” . Riporto una parte :

    “Un’infinita umanità, nel film, viene espressa nel tanto atteso discorso di un papa che dichiara, onestamente, di non sentirsi all’altezza del ruolo di pontefice. Tanto stupore alle alte sfere, e tanto smarrimento nella folla quando una verità infrange le aspettative e squarcia il velo di formalismo e ipocrisia a cui siamo abituati. Quanto terrore di fronte a un uomo che, con coraggio, ferma il corso di un’ascesa immeritata e rinunzia a un ruolo superiore alle proprie capacità per continuare a vivere quella vita che sente a sua misura, né più, né meno.
    Ma quanti errori, se ciò accadesse, si potrebbero evitare !”

    Purtroppo, in questo caso, l’ultima frase mi lascia perplessa, forse è troppo tardi per evitare gli errori ?

  10. silvia scrive:

    Ho riflettuto, questi giorni, da credente. Credo fosse una cosa doverosa, perchè solo le superfici opache non ri-flettono. Scusate se è un po’ lungo, non pensavo di metterlo su mezzocielo e non so come tagliarlo. Ho provato a considerare la cosa al futuro: Avremo un Papa.
    HABEBIMUS PAPAM
    E’ innegabile dire che il Papa ci ha colto di sorpresa, con un colpo magistrale ha spiazzato molti…tra chi era con lui e chi invece lo osteggiava. Lui fine teologo (fin troppo) e fedele al Magistero della Chiesa che rappresenta (fin troppo). Lui che tante volte aveva ottenuto più divisioni che convergenze nel proclamare quella Suprema Dottrina che non ammette compromessi con il mondo, più incline ad essere equivocato che compreso, tanto schivo da sembrare che le folle lo mettessero a disagio mentre il suo predecessore le conquistava grazie ad un grande carisma personale. Sembrava un professore vecchia maniera e vecchio stampo che dalla sua cattedra, quella di Pietro, non si stanca di ripetere la lezione e ribadire sempre gli stessi concetti di una materia tanto ostica come può essere solo il credo professato dal Cattolicesimo. Sembrava dire, con il suo accento particolare e la sua voce pacata ma decisa: Cari scolari, possibile che non abbiate ancora capito come stanno le cose, vi piaccia o no? Ogni materia (ogni scienza direi, se teologia è scienza di Dio) ha le sue regole fondamentali che non possono cambiare, come il teorema di Pitagora in geometria, o le declinazioni del latino e la sintassi della lingua italiana.
    Così, come ogni buon professore che vuole svolgere bene il suo lavoro, inforcava gli occhiali, prendeva la matita in mano e sottolineava meticolosamente in rosso e blu ogni strafalcione dell’etica moderna (e mondana). Grave, gravissimo errore e via con le correzioni, con le spiegazioni e gli ammonimenti, instancabile nel suo ruolo di maestro, pastore della Chiesa e guida spirituale. Ed alla fine cosa fa questo anziano ed integerrimo professore? Ultimo baluardo di un corpo docente sempre più disorientato e meno incisivo nel trasmettere il sapere alle nuove generazioni?
    I suoi tanti capelli candidi, seppur sempre un po’ ribelli e spettinati, dicono forse qualcosa dell’uomo. Mentre un altro professore sale in politica, lui si alza e scende dalla cattedra (quella di Pietro niente meno!) ed annuncia che si dimette, lascia volontariamente quel posto prima che sia scaduto il tempo a sua disposizione e che sia suonata la campanella. Mentre vengono varate leggi sul lavoro che spostano sempre più in avanti l’età pensionabile, lui che di fatto non lo era lo diventa per propria decisione e libera ammissione dell’ incapacità a procedere oltre. Mentre tanti inseguono il mito dell’eterna giovinezza lui parla chiaramente di stanchezza e di forze fisiche e spirituali che vengono meno. Mentre sempre più personaggi della nostra scena politica vengono travolti da scandali, senza che questo sembri minimamente toccarli nell’intimo o turbarli nel profondo, lui non ci sta e con la sua netta presa di posizione, che è anche un grave atto di denuncia, ne prende le distanze. Ed ecco che proprio questo Papa così fedele alla tradizione riesce invece a compiere un atto totalmente rivoluzionario ed in completa contro tendenza!
    Credo che proprio alla luce di quest’ultimo atto inedito riusciremo a rileggere tutto il suo pontificato ed a comprenderne finalmente la portata. Benedetto XVI non esce semplicemente di scena, ne apre una completamente nuova! Se la Chiesa, da tempo in contraddizione con se stessa, aveva bisogno di un segno capace di scuoterla dal secolarismo e dal relativismo che la minaccia fin dal suo interno ecco che lui ha puntato deciso, partendo direttamente dal vertice, cioè da se stesso che ne rappresenta la massima espressione. E’ un Papa che non rimane ancorato al passato, né ripiegato sul presente, ma guarda lontano, al futuro e alle sfide che attendono sia il mondo che la Chiesa. Per la sua fede, che certo non è venuta meno, né vacilla, sa che non sono tanto gli uomini a scrivere la Storia, quanto Dio. E’ altrettanto consapevole che la Chiesa non appartiene a lui, ma è corpo di quel Cristo di cui egli è solo il Vicario in terra. Il suo non è affatto un atto di rinuncia, ma un’assunzione di responsabilità. Non sembra per nulla smarrito, dà piuttosto l’impressione di sapere bene cosa sta facendo, e lo fa con molta serietà e compostezza confermando ogni suo impegno pastorale fino all’ultimo giorno. Quasi in un apriti sesamo spirituale, forse Dio gli ha indicato quella porta stretta attraverso cui bisogna trovare il coraggio di passare. Nell’anno della Fede, da lui stesso indetto, ha piena fiducia che lo Spirito Santo che guida ed ispira la Chiesa saprà trovare chi, dopo di lui, potrà degnamente assumere il ministero petrino. E’ dunque profonda la differenza che trovo tra Benedetto XVI ed il cardinale interpretato da Michael Piccoli nel film di Nanni Moretti. Piuttosto che dire (non) habemus (più) papam, ritengo più corretto affermare senza incertezze habebimus papam! Il vero profeta è colui che, conoscendo bene il passato, interpreta il presente alla luce delle Sacre Scritture, così da anticipare il futuro e nei momenti più bui della Storia Dio ha sempre suscitato dei profeti scomodi che, animati dallo Spirito, parlassero agli uomini invitandoli ad una vera e seria conversione.

  11. Ornella Papitto scrive:

    Silvia, è un vero piacere leggere le tue riflessioni. Aprono ad un dibattito che può solo arricchire chi vi partecipa. Credevo che non ci fosssero più commenti, invece, grazie a te, non è così. Una piacevole sorpresa.

  12. silvia scrive:

    Cara Ornella, forse che la Chiesa riuscirà ancora a sorprenderci? Che dire del pronunciamento della Conferenza Episcopale tedesca a favore della pillola del giorno dopo, in caso di violenza? Segno di rinnovamento e forse una prima apertura su un argomento così scottante…

  13. Ornella Papitto scrive:

    E’ una apertura incredibile. Va riconosciuto e va nella direzione del rispetto della vita che c’è ( la donna) rispetto a quella che potrebbe esserci. Sono avanti. Bene per noi anche se ancora, in Italia, purtroppo, subiamo l’intromissione nella nostra vita, di una chiesa chiusa alla laicità del pensiero.

  14. Rossella scrive:

    posso capire che scambiare le opinioni sia utile e proficuo ma scrivere commenti lunghissimi come quello di silvia (e non è la prima volta) sia veramente eccessivo indipendentemente dalla qualità del contenuto. Il sito è interessante e vario,ma la varietà a volte suscita più interesse in chi legge se si adotta la sintesi necessaria x un sito che richede dinamismo x essere godibile e fruibile.

  15. giulia scrive:

    Rossella hai ragione un’articolo è lungo 20 righe ed il commento 80? Capisco che Silvia sia affetta da una forma di logorrea… ma allora parli ma non scriva, io mi farò sentire anche con la redazione.Ha rovinato un articolo di alto gradimento !

  16. silvia scrive:

    Sarò breve: mi dispiace e mi scuso sia con voi che con la redazione. Avevo però avvertito che, inizialmente, non era una cosa pensata e scritta per mezzocielo !

  17. Rossella scrive:

    Bisogna distinguere tra articolo e commento, i commenti dovrebbero a loro volta distinguersi per brevità e il tuo, in questo spazio, non può che essere un commento, gradito se breve.

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