quando D’Annunzio salvò l’innocente

10 febbraio 2013 di: Stefania Di Filippo

La nostra società è patriarcale, è maschilista, e continua ad esserlo anche dopo anni di lotte, anche dopo anni di rivendicazioni da parte delle donne, continua ad esserlo, per esempio, perché crediamo che avere le quote rosa voglia dire che tutti possano essere a posto con la loro coscienza. Invece, dovremmo solo cambiare forma mentis e credere che le quote rosa non servano, serve una mente capace di dare il giusto prezzo ad una personalità, qualunque sia il sesso a cui appartiene. In un romanzo che io credo essere il simbolo della società moderna, anche se è stato scritto più di cento anni fa, di una società nella quale la fedeltà sembra essere un vizio e l’infedeltà un valore, dove gli uomini continuano a pensare ciò: «Io credevo che per me potesse tradursi in realtà il sogno di tutti gli uomini intellettuali: essere costantemente infedele ad una donna costantemente fedele» e le donne subiscono ancora le conseguenze delle loro colpe, le stesse degli uomini, anche se a conti fatti, non pare; dove, con una semplicità disarmante, D’Annunzio spiega come si riversa sulle relazioni e sui rapporti il diverso punto di vista sui tradimenti delle donne e degli uomini.

Nel 1892 scrive “L’Innocente” confessione del delitto di una creatura senza colpa, tranne quella di essere figlia di una società per cui il tradimento del marito è perdonabile, quello della donna inammissibile e deve essere punito con un gesto disumano, com’è un delitto. Durante questa confessione, Tullio, il protagonista dei tormenti di questo romanzo, spiega come ha vissuto la sua vita fino a quel momento, fino al momento in cui ha capito che la moglie poteva tradirlo, che la moglie l’aveva tradito e che quel tradimento, quell’unica debolezza aveva distrutto tutto il suo mondo, per una volta, la moglie si era stancata di aspettare un uomo che tornava a casa con un profumo diverso dal suo, si era stancata di dormire accanto ad un uomo che bramava altri corpi e si era concessa ad altre braccia e l’aveva distrutto, come lui distruggeva ogni volta lei, vedendola senza guardarla.

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