teatro Bolshoi, l’Arte al servizio della criminalità

9 febbraio 2013 di: Federica Aluzzo

Che il mondo dell’arte non sia facile l’abbiamo sempre saputo. Che fare una vita di sacrifici non sempre ripaghi, si sa; che se pur riuscendo ad inserirsi in un corpo di ballo di una fondazione teatrale ci si deve confrontare con invidie e gelosie dei colleghi, è scontato; ma che per danzare o fare il direttore artistico devi prostituirti, rischiare la vita, vedere che da un bouquet possa emergere invece che uno splendido fiore un coltello o peggio ancora ricevere l’acido solforico in faccia che ti trasfigura e ti acceca … bhè questo va al di là di ogni più macabra fantasia. La danza in un teatro rientra nell’essenza del teatro stesso e i ballerini con la loro leggerezza ne rappresentano l’aspetto più etereo, più sublime, un punto di contatto tra cielo e terra. Eppure questa purezza inserita in un contesto qual è oggi il Bolshoi, viene macchiata irrimediabilmente dal sistema. Non c’è più un equilibrio tra il bene ed il male storicamente vissuto con piccoli sfregi nei vestiti, vetro nelle scarpe, sgambetti alle prime, tipici della gelosia dei ballerini. Sembra piuttosto che tutto l’ingranaggio sia manovrato da una forza oscura che muove quei ballerini a proprio piacimento, quasi una Regia Nera che sovrasta la Regia Bianca della scena. I due colori non si abbracciano più come nel simbolo del Tao, ma uno prende il sopravvento sull’altro, macchiandolo e riducendolo a semplice esecutore in un contesto in cui domina il Dio Denaro.

Criminalità che gestisce il restauro, mafia ai botteghini e pagamento in soldi o natura se si vuole fare carriera. E allora, del Bianco cosa resta? Se l’arte è lo specchio della società, dobbiamo pensare che la Russia sia ormai oscurata dal male della criminalità organizzata? Ma la domanda più atroce è: e se il Bolshoi fosse solo l’apice di una corruzione presente in tutto l’Occidente? Cosa succede nei teatri italiani? Quali mostri si nascondono dietro la vita degli Artisti? Il capitalismo ed il materialismo hanno compromesso tutto, come dimostra la crisi economica e di valori che sta caratterizzando questo periodo, ma quando si intacca l’arte con questa violenza vuol dire che si è veramente arrivati al fondo. “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita: vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire” è riportato sul frontone del Teatro Massimo di Palermo. La rivelazione che ci sta dando il Bolshoi è l’ennesima rivelazione di un sistema malato in cui la dignità del singolo è calpestata dagli interessi economici di criminali, e se è così, a quale avvenire ci dobbiamo preparare? la Regia Bianca dovrebbe avere la forza di resistere al male e non permettere che si spengano i riflettori, perché significherebbe la fine della speranza. La Danza, con la sua purezza, è un indicatore di bellezza e la Bellezza è la strada da perseguire. A volte ho proprio la sensazione che il Fango che ci sommerge stia tentando di soffocarci, ma dal fango nasce il fiore di loto. Dalla crisi la rivoluzione culturale. Dalla Tomba, la Danza. Ma ogni progresso non può essere meccanico, occorre “un salto quantico” di consapevolezza.

2 commenti su questo articolo:

  1. silvia scrive:

    Con questo bell’articolo mi hai suggerito molte idee. Siamo in terra di Russia e come prima cosa mi viene in mente la celebre frase tratta proprio dall’ Idiota di Dostoevskij :”la bellezza salverà il mondo”. Forse rimane un’utopia. La danza in particolare, unita alla musica, dovrebbe esprimere al meglio ciò che c’è di più etereo ed impalpabile nell’animo umano. Emblematica la ballerina che nella foto spicca quasi un volo, distaccandosi leggera da terra. Un altro grande russo, Chaikosvskij, nel balletto del Lago dei cigni, parla dell’ambiguità tra il bene ed il male, della loro eterna lotta e di come l’uno (il cigno nero) può tramutarsi nell’altro (il cigno bianco) inducendo in un tragico errore. Ed ecco che proprio il teatro, (non uno qualsiasi, ma uno tra i più famosi al mondo) deputato a portare sulla scena la rappresentazione drammatica dell’esistenza, si trasforma esso stesso in un luogo reale di aggressione violenta. Dalla Russia all’America: come non ricordare che anche Abramo Lincoln venne assassinato con un colpo di pistola alla testa nel 1865, proprio a teatro?

  2. Terry scrive:

    Articolo scritto con il cuore e con uno stile da danzatrice, ma possibile che anche la danza e il mitico Bolscioi per qualche soldo in più rinunzi al suo prestigio? E’ come se ci fosse un complotto mondiale contro ogni forma di armonia.

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