vecchi e nuovi poveri della Capitale

20 febbraio 2013 di: Clara Margani

Agostino è un vecchio clochard della Capitale, lo conoscono un po’ tutti nella zona dove ha deciso di “stabilirsi”; è un uomo mite, un po’ filosofo, circondato da vecchi trolley che trascina con un vigore straordinario per la sua età; gli anfratti della tangenziale gli offrono ricovero notturno, mentre il giorno lo passa a spostare entro i confini del suo territorio la sua “casa” a forma di valigia. A pranzo si mette in fila alla mensa di qualche associazione, con molta dignità aspetta il suo turno e parla di cose del passato con qualcuno o qualcuna dei suoi compagni di strada, ma senza dare troppi dettagli e senza chiederli.

Roberto è un uomo tra i 45 e i 50 anni, il suo bagaglio è una ventiquattr’ore di cuoio con i bordi appena consunti. Indossa un completo grigio con la cravatta sotto un giaccone che comincia a mostrare qualche macchia; a pranzo si mette anche lui in fila per la mensa, proprio davanti ad Agostino, che lo guarda tra il perplesso e il sospettoso. Di giorno va in ufficio, dove nessuno dei suoi colleghi sa che, dopo la separazione dalla moglie, ha perso la casa, ha venduto la macchina, dorme in una tenda ad igloo presso le Mura Aureliane e si fa la barba davanti a un specchietto appeso a un chiodo conficcato nei mattoncini imperiali.

Nessuno dei due sa di essere incluso nelle statistiche che registrano il 27% di senzatetto nell’Italia centrale, il 58% nell’Italia settentrionale e il 18% in quella meridionale. Fanno parte di quei 47.648 che in tutta Italia hanno utilizzato un servizio di mensa o di accoglienza notturna. Vivono per strada accanto a fonti di calore come gli sfiatatoi della metropolitana oppure in posti riparati come i sottopassaggi, i vagoni dei treni, gli androni lasciati aperti o i ruderi nell’estrema periferia.

Spesso sono oggetto della crudeltà di bande notturne di ragazzi o uomini annoiati, che li accendono come falò o li picchiano con indifferenza o si limitano ad umiliarli. Talvolta degli angeli con la divisa da addetti alla sicurezza li lasciano in pace e altri senza divisa portano loro cibo e coperte. Agostino e Roberto mentre fanno la fila non si parlano, non comunicano però non si superano, non si spingono, aspettano il loro turno chiusi nella loro povera solitudine che non è né vecchia né nuova.

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement