carceri disumane, intervenire è d’obbligo

11 marzo 2013 di: Marcella Geraci

ll fatto che nelle carceri italiane il sovraffollamento sia una condizione strutturale è già noto da parecchio. Troppe persone in pochi metri quadrati di cella non è una realtà inusuale ma consolidata, estesa alle prigioni di tutta l’isola. Le autorità politiche e istituzionali non possono far finta di cadere dalle nuvole sul sovraffollamento strutturale, condizione nota ben prima che piovesse sulla testa del Belpaese la condanna inflitta dalla Corte di Strasburgo.

L’onorevole Rita Bernardini di battaglie in favore dei detenuti ne ha fatte tante e nei giorni scorsi a Caltanissetta, reduce da una visita al carcere di Messina, ha definito lo Stato italiano “ladro di vita”. Nel Capodanno 2012 la capolista di “Amnistia Giustizia e Libertà” aveva visitato il carcere del capoluogo nisseno, evidenziando problemi non da poco. Se nel carcere nisseno “Malaspina” o in una qualsiasi struttura penitenziaria del Paese un detenuto volesse chiedere un risarcimento allo Stato italiano per trattamento inumano e degradante, potrebbe farlo?

«Assolutamente sì» ha dichiarato la Bernardini, ancora “fresca di carcere”. «Oltre il 90% dei detenuti d’Italia potrebbe fare ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo» ha aggiunto con fermezza la “pasionaria” dei radicali. «Proprio per questo abbiamo inserito nel sito www.radicali.it tutta la documentazione necessaria per fare ricorso. Fra le informazioni c’è anche un nutrito elenco di avvocati che seguono queste istanze a titolo gratuito». A sostegno delle dichiarazioni dell’onorevole Bernardini, ci sono i dati emersi dal Rapporto dell’Osservatorio sulle condizioni dei detenuti nelle carceri di otto paesi europei, realizzato in collaborazione con l’associazione Antigone. Secondo il Rapporto, l’Italia ha il più alto tasso di sovraffollamento con 139,7 carcerati ogni 100 posti. Una situazione intollerabile che non potrà rimanere a lungo fuori dall’agenda del nuovo governo, chiamato a rendere l’Italia una nazione europea prima in materia di diritti e poi in senso economico.

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