Come tu mi vuoi?
Non sono per la censura di nessun prodotto dell’ingegno umano. Credo nella libera espressione e anche se spesso non amo qualcuna di queste espressioni, non penso si debba censurarle sebbene a volte lesive della dignità di chi le produce o di chi le subisce.
Subiamo, ahinoi, infatti troppa televisione e spesso, forse per la leggerezza con cui questi tempi scorrono, si arriva a vedere in tv dei programmi di infimo spessore culturale e sociale.
Il programma, a cui mi riferisco è una produzione inglese e s’intitola “Come tu mi vuoi”.
Si tratta di un reality in cui un marito, stanco del fatto che la propria moglie si curi poco e non sia bella “come il primo giorno” si rivolge alla trasmissione e dopo aver depredato tutto il guardaroba della consorte, lo butta via e ne acquista uno nuovo di zecca spendendo varie migliaia di sterline.
La donna, generalmente, non è particolarmente felice della questione ma accetta la sfida.
Ogni volta, i casi sono diversi, la donna è sempre mostrata come una sciattona, senza trucco e con indosso orride tute o pile, che non pensa più ad apparire bella per suo marito, come lui le rimprovera, e si occupa solo di casa e figli, mettendo a rischio, così dicono continuamente durante la trasmissione, il proprio matrimonio.
Il maritino, in genere un quarantenne stempiato, esce a far compere seguito dalla telecamera e acquista capi super sexy e per lo più immettibili per una donna che lavora, si prende cura della famiglia e non può, generalmente, andare in giro in shorts e tacchi a spillo. Risultando, ovviamente, il più tipico del clichè maschili.
Quasi allo scadere del tempo dato per le compere, arriva la “style coach” che lo guida nell’acquisto del guardaroba in una maniera più ragionevole ma lasciandogli via libera nell’acquisto del vestito per la celebrazione del proprio anniversario di nozze.
La moglie, infine, preoccupatissima e sempre vestita da sciattona, viene portata allo studio televisivo e dopo trucco e parrucco viene presentata ad amici e parenti con un nuovo look alla moda.
Il gioco è fatto, tutti applaudono: il matrimonio è salvo.
Non credo che ci meritiamo ancora questo. Né donne né uomini. Alla mercé di banali stereotipi di bellezza e di rapporti di coppia. Non credo che esistano donne che si fanno belle solo per apparire attraenti per il compagno o la compagna ma credo che ne esistano tante che desiderano piacersi e stare bene con e per loro stesse e nella stessa maniera non credo che esistano uomini, o mariti, che ancora credano che un matrimonio o una relazione possa finire solo perché la propria donna o il proprio compagno non è più attraente come il “primo giorno”. Credo che esistano molte donne e uomini coscienti che stare insieme sia una cosa complicata e che ci voglia ben più di un bel vestito per farle andare bene. Alla domanda “Come mi vuoi?” io credo che siamo pronti in molti, e nonostante tutto, a rispondere: ti voglio bene.