mollate la compagnia low cost che non si prende cura di voi

14 aprile 2013 di: Rosanna Pirajno

Borsa, borsetta, pochette, al braccio, a tracolla, con il manico o senza, a soffietto, capiente o minuscola, preziosa o spartana, di mille fogge e materiali e marche ma sempre borsa da donna, di quegli accessori che se non ce l’hai sei perduta. Dove ficcheresti sennò portafogli rossetto telefonino chiavi agendina matita libro sigarette accendino occhiali biglietti caramelle radiolina ipad ipod tablet cianfrusaglie di svariata natura che ti forniranno ogni tanto la soddisfazione di svuotarla, la borsetta? Se ci pensate, non c’è oggetto d’abbigliamento che rappresenti meglio di ogni altro l’essere femmina, tant’è che il tentativo di declinarla al maschile, il “borsetto” di cui si munirono uomini spregiudicati negli anni settanta, franò alla prova di un irriducibile machismo.

Bene, per le compagnie di volo low cost Easy Jet e Ryan Air, e faccio i nomi per mettervi in guardia, la borsetta delle signore passeggere è considerata “bagaglio a mano”, per cui se ti trascini dietro anche un trolley regolamentare per dimensioni e peso, ti considerano in difetto essendone consentito uno solo e al banco delle accettazioni il pagamento di un bagaglio extra è richiesto con imperiosa baldanza. A meno che, e qui si entra nella paranoia dell’angheria pura assai cara alla burocrazia più smaliziata, non tenti affannosamente lì sul posto di trovare spazio nel trolley gonfio e incatenacciato, per ficcarvi la borsetta – se ti riesce – da tirare fuori con le medesime spasmodiche procedure una volta varcato il cancello d’imbarco, pena la privazione di ogni riferimento logistico per trovare la via di casa, occhiali da vista compresi.

Ora la considerazione che mi viene da fare è questa: visto che per altre compagnie low cost – Blue-express per esempio – il “bagaglio a mano” è, come recita il dizionario della lingua italiana, “borsa, valigia che si porta in viaggio” quindi non quella che si porta tutti i giorni anche al mercatino, trovo indecente e meschino imperniare la propria strategia commerciale sull’inganno e sull’angheria per lucrare qualcosa in più, e non sarebbe male se una “authority” competente intervenisse a livellare le prestazioni. Questa avventura mi è capitata di recente e vi assicuro che, oltre allo stress della “prova diminutio” del presunto doppio bagaglio per il quale non intendevo pagare balzello, sul mio sistema nervoso ha pesato l’insopportabilità di un sopruso umiliante per la situazione di “irregolare”, di una che ci marcia, in cui mi sono trovata costretta. Ma dico, la mia dignità la svendo per dieci euro?

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