un confronto im-possibile con la Florida
Ero sbalordita. Non avevo neanche 29 anni. A quell’età mi sembravano già tanti. Adesso, che ne ho il doppio, no. Ero sbalodita più che stupita come avrei dovuto essere, anzi, di più, avrei dovuto essere meravigliata. Ero in Florida. Era settembre 1984. Caldo umido insopportabile. Piccoli zoo pieni zeppi di alligatori. Un vero orrore. Poi l’arrivo a Disneyworld: concentrato di scienza, di tecnica, un’azienda perfetta dedicata al divertimento. Coinvolgente, appasionante ma, non riuscivo a darmi pace, perché lo sappiamo benissimo che la perfezione non esiste.
Guardavo quell’impero del divertimento mentre sudavo e cercavo un riparo dal sole del quasi equatore, e mi chiedevo come mai un popolo di ex europei fosse riuscito a trasformare una palude immensa in una miniera di soldi e fonte di lavoro per migliaia di lavoratori di tutte le età. Insistevo, seccante, quanto una mosca equatoriale, a ribadire al mio giovane sposo: possibile mai che gli americani sono riusciti a trasformare una palude in una miniera e noi, in Sicilia, siamo riusciti a trasformare una miniera in una palude? Mio marito era paziente: mi guardava con comprensione e un po’ di sopportazione: non abitavo ancora in Sicilia e già iniziavo a criticare le azioni compiute dai suoi stessi conterranei?
E’ trascorso molto tempo da allora e ancora adesso, che abito in Sicilia, non ho smesso di credere che la grande trasformazione sia possibile, che sia possibile un rinnovamento culturale. In Sicilia il Presidente della Regione ha promesso una rivoluzione. Ha iniziato, che vada avanti senza incertezze. I siciliani, prima o poi, ringrazieranno.