come cucinare il rospo del nuovo governo

3 maggio 2013 di: Rossella Caleca

Abbiamo un governo. Forse il migliore che si potesse formare, date le condizioni di partenza. Non si può non riconoscere grande abilità ad Enrico Letta, rivelatosi cuoco capace di dosare e mischiare ingredienti di opposta natura senza far esplodere il pentolone. Abbiamo il macigno Alfano agli Interni, ma al Cavaliere è stato almeno impedito di allungare le mani su Giustizia ed Economia. Letta ha poi il grande merito di aver sbarrato l’accesso a molti esponenti “pesanti” di vari schieramenti, appartenenti a una generazione politica percepita ormai come vecchia. Ha fatto scelte innovative, come il riconoscimento e il rilievo dato alla multiculturalità come realtà italiana.

Ci ha dato anche gioie impreviste. Ho esultato per la designazione di Emma Bonino agli Esteri e per la presenza di un numero senza precedenti di donne, scelte (finalmente) per la loro competenza ed esperienza politica o professionale, alcune di notevole e indiscusso spessore, come, oltre a Bonino, Cancellieri, Carrozza, Kyenge. Nato dal peggiore dei mondi politici possibili, questo governo di ossimori vuole avviare un dialogo realizzabile. Però, anche se ben condito, sempre rospo è.Indigeribile non solo per i partiti ora all’opposizione, ma per molti militanti del Pd e per un’area ancora più vasta di cittadini, composta da tutti coloro che si riconoscono (riconoscevano?) nel centrosinistra come appartenenza politica: quelli che, come me, trovano incomprensibile come e perché si sia giunti a fare un governo con Berlusconi, a farlo accomodare spalancandogli la porta invece di cogliere l’opportunità di un reale e definitivo cambiamento. Ora ci tocca ingoiare il rospo delle grandi intese per uscire dall’emergenza: ma vogliamo almeno qualche spiegazione. Per non essere costretti a rifarlo.

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