non c
Dove è finito il lupo cattivo? Nelle lombrosiane definizioni chi aveva una fronte bassa, un mento prominente era il prototipo di un destino pesante da portarsi dietro, in una vita che sarebbe stata costellata di crimini. Dove è finito l’uomo nero che spaventava i bambini a tal punto che, diventati adulti, solo una psicanalisi del profondo li avrebbe indotti a considerare, la notte e il buio, non una minaccia perenne. Eppure l’aggressività non era, ai tempi del lupo che mangiava nonne e bambini, così distruttiva e giornaliera come adesso. Tuttavia adesso uno strano processo che non so definire incupisce giorno per giorno la realtà ma depenalizza … la pena, mischia le colpe inconsce con le reali. Freud ci insegna che spesso follia e nevrosi sono una scelta, non una condanna iniziale. Insomma se vostro padre vi dava frustate può essere una chiave di lettura per il vostro sadismo, ma il sadismo non era l’unico traguardo possibile di quello che avevate subito. Sociologia, psicanalisi e psicologia, scienze che dovrebbero spiegare i processi mentali che causano i fatti, spesso vengono usati per sostituire, invece, i fatti stessi togliendo loro, per di più, la reale pesantezza. Più il mondo s’incupisce e prolifera di stragi, sempre meno noi cerchiamo una giusta inflessibile pena. Sorpassata ormai la famosa etichetta di “efferato delitto”, che nell’epoca fascista si accoppiava a qualunque malefatta, finito lo “sbatti il mostro in prima pagina” ci si esprime in modo che vittima e carnefice si confondano. Soffriamo per chi è vittima, ma rendiamo vittima anche l’assassino … Anche ieri le prime cose dette sull’uomo, Luigi Preiti, che a freddo ha teso il braccio e ha cominciato a sparare uno due tre…sette colpi, sono state le attenuanti.
“Era pazzo” hanno affermato, cosa che scusava lui e rassicurava noi. Poi, una volta saputo della sua comprovata solidità mentale, si è fatto sapere che aveva confessato. La confessione allevia sia le forze dell’ordine, sia noi che non dobbiamo temere né sommosse di massa, né innocenti nelle patrie galere. Risolti questi problemi si è passato, poi, a comunicati sul tipo “Era diviso dalla moglie, non vedeva il figlio da un anno, giocava ai videogiochi, era disperato, senza lavoro e povero, quasi che queste parole contenessero un diktat per commettere un delitto. Qui per fortuna non è morto nessuno, ma per caso, per un colpo di fortuna. Siamo contenti di come hanno reagito le autorità, della buona accoglienza fatta alla figlia di uno dei carabinieri che si teme fortemente resterà paralizzato, hanno chiesto alla giovane se darà il perdono senza sapere ancora il tipo di sciagura che dovrà perdonare. Pensiamo che sia giusto che la presidente della Camera Boldrini sia andata a trovare i feriti, come hanno fatto tanti altri politici. Ironia della sorte, la scusante che il pistolero ha tirato fuori, è stata quella che: voleva uccidere proprio alcuni politici. Certo è un desiderio che in questi giorni in cui il paese affonda e i parlamentari stanno litigando fra loro, tanti avrebbero voluto mettere in atto, ma solo attentatore l’ha fatto e per di più sbagliando il bersaglio di circa un chilometro. Allora mettiamo a fuoco, fra le attenuanti del colpevole, anche le aggravanti: la sua assurda aggressività, e la sua freddezza. Non facciamolo sembrare subito un poveraccio, vittima della società e soprattutto una persona innocua. Invece di risalire a interpretazioni freudiane si potrebbe cercare tracce della verità attorno a lui, addirittura qualcun altro disperato che ha aiutato Preiti ad armarsi. Sì, forse vi sembrerò eccessivamente severa e pessimista, magari affetta da dietrologia ma io penso che tutto merita la pietà umana, ma non tutto merita una subitanea giustificazione.
Certo un disperato di 49 anni non affronta un viaggio per uccidere qualche carabiniere colto da un raptus, neanche di
disperazione. Ma di queste indagini allarmanti è meglio che l’opinione pubblica non sappia nulla, altrimenti…..?
A me spaventa di più l’idea di un pazzo che può uccidere ovunque, ma per ora la moda internazionale è questa.
Fra le poche tappe di civiltà che l’Italia ha raggiunto vi è questa di considerare il colpevole una vittima, tanti discorsi fra il serio e faceto di questo articolo mi fanno pensare alle veline del periodo fascista
Lisina, ho capito bene? Questo scritto di Silvana Fernandez, per me magnifico, una velina dell’epoca fascista? Spero di avere interpretato male e mi spiego:
1. non è un atto di civiltà quello di confondere la vittima, che subisce contro la sua volontà, con il carnefice, che impone la propria volontà alla vittima, con violenza.
2. Spesso la confusione fa commettere orrori ed errori a chi dovrebbe chiarire i concetti: si confonde un criminale, una persona violenta, aggressiva, omicida, per una persona malata.
3. Un malato mentale è una persona che soffre e nulla a che vedere con una persona lucida ed aggressiva. Questo è un orrore ed un orrore.
4. Una persona malata aggredisce, se lo fa, solo per paura. Un crimininale solo per avere ragione.
5. Nella violenza, la società centra molto poco, e te lo dico come sociologa da ventuno anni in un centro salute mentale, centra molto la famiglia di provenienza, ossia le madri ed i padri, sono loro che hanno trasmesso la non-educazione.
6. Nessuno tocchi, neanche con le parole, chi è realmente sofferente nel pensiero. A loro tutto il mio affetto e la mia passione nel lavoro di ogni giorno.
7. Hon ho nessuna pietà per chi decide di essere un criminale e tantomeno posso sprecare la mia comprensione.
Ognuno si assuma la responsabilità e le conseguenze delle proprie scelte!
Spero che Luisina si riferisca alle veline fasciste (disposizioni del duce che venivano mandate in tante copie di carta velina nei vari uffici.).. e non a quelle di Ezio Greggio! sono lontanissima dall’idea fascista sulle colpe ma penso che la vita è fatta di scelte se scegli la parte del colpevole devi viverla fino infondo, i presupposti erano simili a quelli di tanti in Italia ma ha sparato Preiti, le indagini vanno orientate su di lui.
L’articolo di Silvana è bello e “doveroso”, in un momento in cui il gesto di Preiti viene già utilizzato per incitare insensatamente alla violenza (è già accaduto durante alcune manifestazioni e continua ad accadere su siti, blog e social network). Confondere in questo modo aggressori e vittime è un altro segno del vuoto di senso in ambito morale e civile che si è creato (si è voluto creare) nel nostro Paese. Condivido tutte le osservazioni fatte da Ornella, non per niente facciamo da tanti anni lo stesso lavoro: sono veramente stufa di vedere attribuire tante nefandezze alla “follia”, atteggiamento rassicurante perchè la si considera, a torto, estranea a sè e lontana dal proprio mondo, offendendo e stigmatizzando ancora, senza fine, chi soffre per una malattia mentale. Il bene e il male esistono, la libertà di scegliere anche. Come afferma Francesco Merlo in un articolo su quest’argomento pubblicato oggi su Repubblica, le vittime del disagio sociale possono forse rubare biciclette, o il latte per i propri bambini; la violenza che uccide ha altre radici.
Si le velina erano le direttive del duce che giravano in carta velina, tranquilla Fernandez non ti ho paragonata ad un gerarca che credeva che per fare il bene della patria bisognava non avere attenuanti per nessuno io per Preiti le ho tutte, mi pare solo un’ individuo smarrito.
Capisco che non hai a che fare con lo “smarrimento”. Lo smarrimento non arma una mano e non colpisce al collo, l’unico posto dove il povero carabiniere non era protetto!
Per piacere chiarisciti le idee, altrimenti ti ritrovi complice di un pensiero banale, quindi estremamente pericoloso.
Nonostante la chiarezza di quanto scritto da Silvana,che condivido pienamente, mi chiedo ma cosa hanno a che le fare , con ciò, le “veline fasciste”? Un espressione un po’ oltre le righe.