il gioco delle illusioni

26 giugno 2013 di: Ornella Papitto

Aprire gli occhi, aprire la mente significa smettere di sognare ad occhi aperti. Ce lo ripeteva Padre Bartolomeo Sorge, a Palermo, durante il primo corso di formazione politica, negli anni 1986-1987. Ci apriva gli occhi facendo la distinzione tra “sogno ad occhi aperti” e “sogno ad occhi chiusi”. Nel primo caso ognuno di noi progetta la propria esistenza, nell’altro caso non si costruisce un progetto ma si coltiva una inutile illusione.

Quante persone, oggi, con le dipendenze da gioco, definite addiction, vanno in questa direzione? Quanti confondono la speranza, come attesa fiduciosa di evento positivo rispetto alle proprie azioni, con l’illusione, che riguarda il proprio immaginario che non troverà corrispondenza con il vissuto personale? Questa confusione provoca disagio, dolore e povertà in molte famiglie italiane. Terribile vedere coltivare l’illusione, con gli occhi rivolti ai numeri che escono crudeli, ogni dieci minuti, sul monitor.

Ho visto persone che cercavano tra i “gratta e vinci” buttati nei cestini, mentre coltivavano l’illusione di trovarne uno vincitore. Ho percepito dietro di me l’astio di chi doveva fare la giocata mentre il tempo gli scorreva davanti, con la paura di perdere l’occasione della vincita della sua vita. Dipendenti, quindi schiavi, delle loro stesse pulsioni. Hanno rinunciato ad avere l’opportunità di scegliere la direzione da dare alla loro vita. Ancora un’ultima scelta possono farla. Che aprano gli occhi e cerchino di farsi aiutare dai servizi pubblici per le dipendenze. Sono presenti in tutta Italia e in tutti i distretti sanitari. Dipende solo da loro.

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