la scrittrice Dacia Maraini e l’et

1 giugno 2013 di: Marcella Geraci

In molti la conoscono e la apprezzano per il suo fortunato romanzo “La lunga vita di Marianna Ucria”, premio Campiello 1990 e grande successo di pubblico. La produzione letteraria di Dacia Maraini, esponente significativa di quella che è stata definita la generazione degli anni Trenta della letteratura italiana, affonda però le sue radici ben prima e con altrettanta fortuna (inteso bravura) rispetto ai percorsi più noti.

Allora, quando la scrittrice si rivolge, a viso aperto, agli studenti del Liceo Classico di Caltanissetta per un confronto franco e dalla profondità leggera, non può non venire in mente “L’età del malessere”, il romanzo che l’ha rivelata al grande pubblico nel 1963, vincitore del Premio Internazionale degli Editori Formentor. La protagonista del romanzo, Enrica, ha diciassette anni come i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato all’incontro, organizzato dal “Ruggiero Settimo” (così si chiama il Liceo Classico di Caltanissetta). Ragazzi e ragazze rapiti dalle mille vicissitudini, dalle ansie e dalle paure di quella che è stata e probabilmente rimarrà un’età difficile, l’età del malessere per antonomasia. Cosa non le hanno chiesto gli studenti e le studentesse durante il botta e risposta condotto quasi come se si trattasse di un incontro tra vecchi amici? Le hanno chiesto quanto basta per fare una chiacchierata lunga più di mezzo secolo. Dalle fonti di ispirazione per la scrittura fino ai personaggi dei libri più conosciuti, dalla lotta alla mafia fino all’infanzia trascorsa in un campo di concentramento del Giappone, alleato con la Repubblica Sociale Italiana, dal rapporto che intercorre tra un’opera in lingua originale e la sua traduzione fino ai diritti delle donne. Ma l’età del malessere della scrittrice, premio Campiello alla carriera nel 2012 e bellissima, a sfregio di tutte le parole e i lifting spesi per rimuovere la maturità, è lontana anni luce da quella del suo pubblico nisseno. In uno scenario radicalmente mutato rispetto a quello dell’adolescenza della scrittrice, quali sono le difficoltà che i diciassettenni e le diciassettenni di oggi incontrano nella loro crescita?

«Ai tempi del mio “malessere” c’erano le ideologie che davano un aiuto a capire il mondo» ha sottolineato Dacia Maraini, «oggi c’è molta confusione e molto degrado culturale, ma anche una grande libertà rispetto a prima». A unire quel prima al nuovo oggi è il filo sottile ma robusto del dialogo fra le generazioni, lo strumento più utile per avviare un reale processo di modernità, che passa sempre attraverso il conflitto, nella cultura.

1 commento su questo articolo:

  1. Marcella Geraci scrive:

    Solo per correggere un errore di battitura :”Ruggero Settimo”.

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