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25 giugno 2013 di: Daria DAngelo

«Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l´aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita. I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato». (Erri de Luca)

Stefano Cucchi era un ragazzo giovane e appassionato di sport. Nel 2009, a poco più di trent’anni, fa boxe ma la sola passione per l’attività fisica non basta a riempire pokies play la sua vita. Stefano si droga da qualche anno, tenta di disintossicarsi nelle comunità terapeutiche, ma non è così semplice. Pesa poco, pochissimo (43 chilogrammi) e soffre di attacchi di epilessia. Il giovane viene trovato in possesso di hashish, cocaina ed antiepilettici. Il 15 ottobre dello stesso anno viene portato in carcere in custodia cautelare, il giorno dopo processato per direttissima si decide di attendere una settimana per un’altra udienza, date le precarie condizioni del ragazzo. Invece di migliorare, le condizioni di Cucchi si aggravano in poco tempo. Le indagini preliminari danno ragione alla versione che vuole Stefano ucciso anche a causa delle percosse ricevute in carcere. Dopo 4 anni dalla morte, il 5 giugno arriva una sentenza che condanna i medici per omicidio colposo e assolve la polizia penitenziaria. Le cause della morte restano tutt’ora sconosciute. I medici non gli hanno prestato il necessario soccorso o i poliziotti gli hanno usato violenza? Nonostante le reazioni dei familiari, pronti ad andare avanti per fare giustizia, tutto sembra destinato e restare un “Mistero profondo”.

3 commenti su questo articolo:

  1. Mariachiara scrive:

    Mi meravigliavo che nessuno di voi avesse parlato di Cucchi ma questo articolo è bello ed anche appassionato.

  2. Aldo Torre scrive:

    ottimo articolo brava Daria

  3. patrizia scrive:

    La verità , secondo me , è che difficile giustificare le brutalità che avvengono in ambienti istituzionali, come le carceri
    Ma la cosa che mi fa ancora più rabbia é capire come queste cose
    possano verificarsi in un paese che si definisce civile.
    È civile un paese che non permette a dei genitori di stare accanto al poprio figlio mentre sta morendo?
    È civile un paese che comunica la morte di un figlio a distanza di tempo per il tramite di un sterile foglio?
    Non penso proprio.
    Spero solo che la verità, quella reale e non quella processuale, venga fuori.

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