violenza continua

7 giugno 2013 di: Anna Trapani

Lo scorso anno gli omicidi di donne, i così chiamati “femminicidi”, sono stati 127. Nel 2011 se ne sono verificati 170 e nel 2010, 158. E quest’anno la mattanza continua. Di questi giorni il caso della ragazza quindicenne accoltellata e poi bruciata dal suo ragazzo di appena sedici anni perché era geloso. Tutti omicidi in ambito familiare o affettivo. Giorni fa ne parlavo con un prete che ha sciorinato le sua semplicistica teoria per arrestare il fenomeno: basterebbe che televisioni e giornali non ne parlassero più per far sì che tutto rientri o quasi nella normalità. Ho cercato di far presente che non si tratta, a mio parere, di emulazione perché non siamo davanti a individui identificabili come pazzi o esaltati nel senso medico del termine, bensì di fronte ad una cultura arcaica ancora presente nella mentalità maschile che si manifesta in un amore inteso come possesso di un “oggetto”, la donna, che non può avere una volontà propria e quindi decidere, ribellarsi, andare per la propria strada davanti ad affetti morbosi e devianti. Il buon prete avrebbe probabilmente qualche giovamento dalla lettura di un libro da poco in libreria:ù marcato sul rapporto uomo-donna all’interno della famiglia. La violenza viene declinata in tutte le sue forme: fisica, sessuale, psicologica, economica e psicologica sui figli. La parte più interessante della pubblicazione è quella affidata a Marina Calloni, docente di Filosofia politica e sociale presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’ Università di Milano-Bicocca, nonché una delle fondatrici del movimento “Se non ora quando”. L’autrice fa uno studio analitico del fenomeno, basandosi su statistiche e notizie riportate dalla stampa. Esamina la violenza di genere attraverso le convenzioni internazionali, le case di aiuto e di soccorso per le donne in difficoltà, la figura dell’abusatore e, partendo dal fatto che la violenza è trasversale ad ogni cultura, guarda alle culture e società che possono definirsi più violente di altre per consuetudini e tradizioni. L’apporto della Agnello Hornby alla pubblicazione si basa su alcuni racconti tratti dalla sua esperienza di avvocato a Londra e, in un caso, dalla sua infanzia. Conosciamo così tipi di donne all’apparenza felici e realizzate, senza problemi, e invece attanagliate in una spirale di violenza che sembra non avere fine. Per concludere, va notata la parte dedicata al Regno Unito dove si dice del metodo introdotto da Patricia Scotland che sembra avere portato in Inghilterra ad una notevole diminuzione della violenza domestica. Potrebbe funzionare anche in Italia? Certo qualcosa bisognerà fare per arrestare i “femminicidi” e portare le donne fuori dal tunnel della violenza.

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