esame di maturit

6 luglio 2013 di: Rita Annaloro

“La Repubblica Italiana è basata sulla Menzogna” questo dovrebbe essere scritto nella nuova Costituzione, e non mi riferisco solo alle tanto esecrate bugie dei politici; penso al farragginoso sistema che protegge la privacy, costringendoci a innumerevoli firme su ogni documento e permettendo a varie imprese commerciali di affliggerci con le loro intempestive offerte telefoniche, penso alla trasparenza della dichiarazione dei redditi che consente a svariate migliaia di italiani di evadere totalmente il fisco. Non è migliore il sistema valutativo del percorso scolastico, definito Esame di Maturità, basato su un equivoco di fondo: la soggettività della valutazione. E’ basato su un complicato sistema di attribuzione di punteggi e poiché si pensa che i numeri siano oggettivi, in ogni Commissione d’Esame vengono allegate dettagliate tabelle che danno conto dei criteri di valutazione, ma non del peso e del significato che ogni docente attribuisce a quelle parole, così come a tutte le altre, sia a quelle citate nei vari documenti forniti dallo Stato a corredo della 1° prova, sia quelle usate dai candidati nei loro saggi.

E così per qualche docente e studente è irrilevante la differenza tra l’Edonismo neo-laico denunciato da Pasolini e un Edonismo neo-classico d’altri tempi, e il voto attribuito agli “spunti critici pertinenti bettany hughes pokies” fa parte di un sistema di calcolo che spesso deve contribuire a formare un totale prefissato. Così come è a volte predeterminato il voto del colloquio finale, che spesso coincide fatalmente col numero necessario ad arrivare all’agognato 60, voto minimo per essere promossi. Ma che valore poi hanno questi numeri finali? Il 60 di una commissione può valere quanto il 100 di un’altra, a volte nella stessa provincia o nello stesso tipo di scuole, altro che la differenza culturale Nord-Sud.

E allora non sarebbe più onesto e meno dispendioso riorganizzare l’Esame Finale in modo da centralizzare sia la correzione che la valutazione, come avviene in tanti paesi europei dalla Grecia alla Germania? Nell’era di Internet si potrebbero organizzare turni regionali e non per rispondere a quizzoni da inviare online a dei Commissari pagati solo per quello e quindi lontani, geograficamente ed emotivamente, dai candidati. Ma poi, a chi servono i quintali di carta piena di inutili sciocchezze che gravano sulla stabilità dei nostri archivi? A quale commissione di saggi verranno mai inviati i temi di ragazzi incoraggiati ad esporre per iscritto le loro idee, nell’illusione che possano servire a qualcosa? Non si potrebbe, almeno in questo caso, rottamare un antico rito?

1 commento su questo articolo:

  1. gemma scrive:

    tante volte nella mia vita ho ripensato al mio tema di maturità…sono passati trentasette anni da allora… chi lo ha letto oltre quel docente di italiano sconosciuto che era in commissione e che lo ha giudicato? Mi sarebbe piaciuto solo rileggere quello che avevo scritto in quelle sei interminabili ore! Dopo gli esami di maturità si dovrebbe confidare nei consigli professionali di adulti che hanno conosciuto chi ha affrontato quella prova, non solo dal punto di vista scolastico ma anche dal punto di vista umano, in una fase di crescita fondamentale per la costruzione della “struttura di base” del futuro cittadino e che hanno avuto modo di comprenderne la capacità o meno di affrontare situazioni che la vita riserva.

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