in vacanza al “billino ammare”, che goduria

20 luglio 2013 di: Rosanna Pirajno

Quando arriva il caldo torrido ci si rende conto di quanto le città siano la trappola giusta, per accalappiare le alte temperature e rilasciarle lentamente fino a notte fonda. E difatti la notte non porta refrigerio, a meno che non sopravvenga un temporale o che nei pressi di casa non ci sia un giardino con fitte alberature, perché sono gli alberi a svolgere il compito di mitigatori dei gradi di canicola, vincendo la calura sprigionata dall’asfalto delle strade e dal cemento delle case. Si sa che gli alberi ossigenano l’aria, fanno ombra e raffrescano il clima, effetti utilissimi nelle giungle di cemento, anche bellissime ché non neghiamo arte e architettura, quali sono le città nelle quali vive oltre l’ottanta per cento della popolazione del globo. E dalle quali chi può scappa appena sopraggiunge la “bella stagione” che è tale, appunto, se puoi trascorrerla al fresco in campagna al mare al lago in montagna, o dove ci sia un refolo di vento che non impatta contro barriere di insormontabili cortine edilizie. Il guaio è che neppure i cosiddetti luoghi di villeggiatura sono immuni dalla febbre del cemento-asfalto, perciò non si rendono conto del loro vano agire le intere famigliole che alla prima calura migrano disciplinatamente verso “u billinu” al mare che hanno acquistato, a prezzo di qualche sacrificio che ancora qualche anno fa era possibile affrontare, in una delle dense villettopoli che intasano le coste siciliane (ma anche calabre, campane, laziali, toscane sarde …), privandoci della vista del mare, e spesso anche del libero accesso. Ma più che altro, da questa massa compatta di villini villette casoni e monumenti allo spreco di suolo, è interdetta definitivamente la circolazione verso l’entroterra delle brezze marine. Né hanno lasciato spazio per impiantare boschetti refrigeranti, nel fitto delle costruzioni che replicano i difetti della città intensiva, giusto quanto basta di arbusti rampicanti siepi e aiuole con fiorellini per dare l’illusione di stare “nel verde” vicino al mare. Addio quindi agli orizzonti ove lo sguardo “si spaura”, tutti addosso gli uni agli altri con vista sulla vicina di casa ma siamo al mare, in vacanza nel villino bifamiliare che la speculazione sulle aree, agricole e no, ha approntato per una committenza di poche pretese in termini di eco-sostenibilità. Con buona pace della qualità formale di manufatti e insediamenti, che il linguaggio dell’Architettura non sanno neppure dove sta di casa, e della salvaguardia di paesaggio, campagna e siti di pregio.

2 commenti su questo articolo:

  1. Adele scrive:

    Troppo divertente…. tragicamente divertente, una mia amica facendomi girare il suo billino al mare mi fece salire su una scala a pioli e poi giunta sul tetto con ampio gesto disse da qui vedo il mare benissimo, notai infatti otre una selva di case una striscia celestina.

  2. Gambusi scrive:

    Sono condomini orizzontali, fitti fitti, brutti e sovraffollati. Soldi sprecati e natura offesa irrimediabilmente. Non sono di bocca buona. Non ne hanno proprio.

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