la scoperta di altri mondi, modi, universit

23 luglio 2013 di: Stefania Di Filippo

Un film di Muccino, di qualche anno fa, recitava così: “Che ne sarà di noi?”; questa è la domanda che io e le mie amiche, tutte e tre studentesse in Facoltà umanistiche, di cui una già laureata in Lettere, ci poniamo quando ci ritroviamo a prendere un caffè. E non è solo una domanda che riguarda il nostro futuro, riguarda anche il nostro presente, il nostro presente universitario, nello specifico. “Che ne sarà di noi?” è la domanda che ci poniamo ogni volta che abbiamo un esame ed il professore decide lo stesso giorno di annullare l’appello, è la domanda che ci facciamo quando la Segreteria non carica le nostre materie sul Portale Studenti se noi non inviamo email o andiamo a fare file chilometriche per chiedergli di fare il loro lavoro, lavoro che noi paghiamo con le nostre tasse, lavoro che senza di noi non esisterebbe; anche se sanno benissimo che ci serve per fare la domanda per la Borsa di Studio. Questa domanda me la sono fatta io per sei mesi, quando, per il primo semestre sono partita per l’Erasmus e dovevo ricevere una Borsa di Studio che arriva alle Università direttamente dai fondi dell’Unione Europea entro Dicembre, che a tutti i ragazzi degli altri Atenei è arrivata entro la fine dell’anno scorso e a me è arrivata a Marzo del 2013, ossia alla fine del mio periodo di studi all’estero, perché? Che se i miei genitori non avessero avuto la possibilità di sovvenzionarmi, sarebbe finito prima ancora di essere cominciato?

Una volta, prima di conoscere altre realtà, credevo che il mondo andasse così e, invece, ho scoperto che esistono Università organizzate, nelle quali la gente non si sente onnipotente solamente perché ha il “potere” di decidere i nostri voti, le nostre bocciature; che esistono professori e coordinatori che rispondo alle mail e sono sempre gentili, che esistono Università che danno persino agli studenti stranieri un tesserino che attesta che tu per quel periodo stai studiando là e ti permettono di avere uno sconto del 50% nei trasporti e nei musei, quando a Palermo l’unica agevolazione riguarda un paio di cinema qua e là. In Polonia il Governo, dopo aver mantenuto per anni una politica che permetteva ai ragazzi fino a 26 anni di non pagare le tasse e di potere frequentare due corsi di Laurea non uguali ma affini, contemporaneamente, ha introdotto delle restrizioni poiché si era arrivati ad una situazione nella quale c’erano troppi laureati e pochi posti di lavoro, adesso il Governo Polacco da’ ai suoi cittadini la possibilità di avere 300 crediti da usare “gratis” alla fine dei quali, e solo in quel momento, si devono cominciare a pagare i servizi universitari. Io so che non esiste un modello perfetto di organizzazione universitaria, ma non vedo perché quello palermitano non possa essere, almeno un minimo, migliorato, non capisco perché le cose a Palermo vadano diversamente, come se fosse una università a statuto speciale, non capisco perché i professori mettono appelli il lunedì di Santa Rosalia e si “dimenticano” di avvisare, o meglio, dicono di aver avvisato la segreteria che si è “dimenticata” di comunicarlo ai ragazzi. Peccato che la loro svista, il loro non poter perdere cinque minuti al computer per noi significa soldi sprecati per viaggi che ci permettono di arrivare a Palermo anche da lontano, vuol dire stress che si accumula, vuol dire, capire a vent’anni che non si deve mai dare nulla per scontato.

3 commenti su questo articolo:

  1. M.C scrive:

    A venti anni a trenta etc etc non si deve dare niente per scontato, ma questo non vuol dire dare sconti a questa classe di Professori solo tronfi del loro ruolo e a segretarie dementi che si fanno 10 caffè in una mattina, forse per questo perdono memoria e gentilezza,la vita ti può dare sorprese cara Stefania ma i tuoi docenti non dovrebbero.

  2. Ornella Papitto scrive:

    Cara Stefania, hai messo il dito nella piaga purulenta dell’Università palermitana. Voglio sperare che non tutti i professori abbiano la p minuscola, ma purtroppo c’è una diffusa mancanza di professionalità che si traduce in mancanza di rispetto verso voi studenti ma anche verso loro stessi. Si squalificano da soli, con il loro comportamento arrogante e prepotente. In maggioranza sono terribilmente scadenti.
    Sono convinti che voi siete accessori, non persone, che state lì quasi a disturbarli e non ricordano che sono lì per voi, per essere a vostra disposizione. Siamo noi genitori che paghiamo le tasse a pagargli anche lo stipendio. Loro sono lì anche grazie a me, ai tuoi genitori e a tanti altri ancora, altrimenti dovrebbero andare a cercarsi il lavoro, quindi gli studenti, uno per uno.
    Sono furibonda. Noi genitori decidiamo di investire i nostri soldi non in case, villette e piscine, ma in cultura e ci ritroviamo con i risultati di un investimento sbagliato. Non si recupera mai il capitale investito. Dovremmo avere il coraggio, almeno per un anno, di non farvi iscrivere all’Università di Palermo. Potrebbe essere un modo per fa capire loro che “non si deve mai dare nulla per scontato”.

  3. jolanda scrive:

    Per avere un’idea di università moderna ed efficiente credo che basti andare in Montenegro o in qualunque città dove ci sono esseri umani, qua si ha l’impressione di essere in uno zoo, dove le bestie rare sono gli studenti impegnati, chi merita in Italia non merita niente!

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