santadech
Daniela Garnero in Santanchè nasce a Cuneo, finiti gli studi si trasferisce a Torino, dove sposa il chirurgo plastico Santanchè che ben presto lascia. Nell’andarsene, si porta via i ritocchi che lui le aveva fatto sul viso e sul corpo ed anche il cognome cui dimostra, finora, intendo al cognome, grande fedeltà non abbonandolo neanche quando ha un figlio, Lorenzo classe 1996, dall’ingegnere Canio Giovanni Mazzaro, imprenditore farmaceutico potentino, presidente della Pierrel. Si può pensare di Daniela che, non mantenendo il cognome di famiglia, Garnero, non identificandosi neanche con il cognome del figlio, questo Santanchè sia più che altro un nome d’arte che, con quell’accento finale, pare si adatti bene alla sua figura in cui l’elemento femminile, più che vissuto, è enfatizzato. La Santanchè, prima di darsi totalmente ad altri amori, ultimo dei quali è il nosferatu de noantri Sallusti, e a quello per lei più grande, la politica, è stata in società con Flavio Briatore e Lele Mora, nel locale di Porto Cervo Billionaire ed è socia del Twiga a Forte dei Marmi. Cose che, se fanno curriculum in alcuni ambienti, fanno storcere il naso in altri. Pur restando sempre una donna di destra, lei questa destra l’ha percorsa tutta alleandosi sia con quella moderata, sia con quella estrema. La prima cosa che distingue Daniela entrata in politica, oltre la sua avvenenza prorompente da tutte le scolature, è la notevole grinta che, a prescindere dagli eventi, la spinge a lottare come una “pitonessa” che è l’epiteto che lei stessa si è affibbiata, e non abbiamo ancora capito se lo fa per la perenne esigenza di un primo piano o per un ideale politico. Sarebbe difficile parlare di quello che pensa, sono sicura che la sua mente sia percorsa da profondi pensieri celati dietro un’espressione da vispa Teresa, ma ancor più tortuoso sarebbe parlare di quello che fa o che vorrebbe fare. Un ottimo sistema per decifrarla, ne sono convinta, è quello di riportare le sue frasi mai smentite e ormai omologate, che la definiscono a perfezione.
20 novembre 2007 proclama: «Sono una donna libera, non vivo con la politica, ho fatto questa scelta [lasciare An] perché penso che l’Italia non può rimanere senza la destra. Io non sono mica “palle di velluto” [attribuiti che appioppa a Fini]». Nello stesso 2007 asserisce: «Silvio Berlusconi non ha rispetto per le donne, lo dimostra la sua vita giorno dopo giorno. Ha detto a quella ragazza precaria di sposare un miliardario: non è questa la soluzione del precariato».
Il 28 febbraio 2008 Santanchè ci rassicura che «per fare carriera non sono mai scesa a compromessi, in altre parole non l’ho mai data» e ancora: «nella mia carriera sono stata corteggiata da più donne e ne sono lusingata. Il motivo? La verità è che piaccio alle donne perché sono un uomo». A marzo 2008 afferma: «Vorrei fare un appello a tutte le donne italiane. Non date il voto a Silvio Berlusconi, perché lui ci vede solo orizzontali, non ci vede mai verticali» Il 9 aprile 2008, polemizzando col leader del Pdl, afferma: «Berlusconi è ossessionato da me. Tanto io non gliela do…». 1º giugno 2008 la Santanchè definisce se stessa e il proprio partito «la destra leale a Berlusconi».
20 settembre 2009, durante una manifestazione la Santanchè, secondo la versione dei musulmani, tenta di strappare il velo di dosso ad alcune donne. Lei, che ha manifestato accompagnata dal suo vice Diego Zarneri, sostiene invece: «ho solo chiesto alla polizia di far rispettare le legge italiana, che prevede il divieto di circolare a volto coperto». L’8 novembre 2009, nel corso della trasmissione Domenica cinque, la Santanchè afferma: «Maometto aveva nove mogli e l’ultima era una bambina, dunque era un pedofilo». In pieno scandalo Ruby, Minetti, Olgettine e affini, tenta di calmare gli animi proclamando: «La Minetti? Anche Togliatti aveva come amante la Iotti, poi lei è diventata il primo presidente donna alla Camera, e sicuramente non aveva vinto concorsi». Questa donna di lotta e di governo di larghe intese, si avvia a diventare vicepresidente della Camera dei deputati.
Signori e signore servita e riservita su piatti d’argento la nuova presidente della camera.
Siccome è notevole oltre ad essere noto il sarcasmo di Silvana ho preso ogni battuta come scritta per prendere in giro e far ridere, poi mi sono accorta che era tutto vero, non avevo capito queste cose l’aveva dette veramente la pitonessa, ma chi siamo noi per votare per simile gente!!!!
Queste frasi le conoscevo bene ma nel rileggerle sento il bisogno di dire che chi la vota ha in testa qualcosa che mi sfugge. cioè oltre il vuoto totale, il piacere della non coerenza e il gusto di essere stritolati da un pitone…. che schifo
Vi ricordo anche la Mauro vicepresidente della camera, bisogna tremare, le streghe son tornate
quand’ero giovane pensavo che fare politica fosse altro…i commenti che la riguardavano erano per pochi addetti ai lavori.
oggi le figure che hanno un valore istituzionale e anche una connotazione politica si prestano al gossip per tutti
Daniela Garnero non sarebbe stata presa sul serio e lei lo sapeva bene. Con quel cognome normale che non si addice proprio a una pseudo-pitonessa. E neanche Santanche sarebbe andato bene. È quell’accento che fa la differenza! Piccolo segno poggiato sulla e minuscola a rinforzare un cognome altrettanto banale. Quella e accentata è stata la sua fortuna e la nostra disgrazia: volgare, aggressiva, inconsistente, incoerente, con le labbruccia gonfie pronte a sputare veleno. Che brutta specie di femmina perché di donna non ha assolutamente niente.