ancora guerre, ancora sangue

30 agosto 2013 di: Daria DAngelo

Quell’interpretazione di dichiarazione di guerra dell’11 settembre 2001, continua a fare stragi da 12 anni. Una serie di leggi e decreti presidenziali ha posto enormi limiti alle libertà individuali dei cittadini americani e non solo, in nome della sicurezza e della privacy. Il Presidente Usa può decidere di uccidere chiunque, americano o meno, sulla base di una kill list che ogni mattina gli viene proposta dalla Nasa e non potrà mai essere processato per questi omicidi. Iraq, Libia, Tunisia, Egitto, Afghanistan e Siria sono devastati da guerre e rivolte, le banche e le multinazionali americane fanno utili da record e vengono salvate con i soldi delle tasse dei contribuenti il cui tenore di vita però è calato di molti punti rispetto a 12 anni fa e Al-Qaeda è ancora viva e vegeta (chi diceva che Al-Qaeda è una creatura di Washington?). La storia è sempre la stessa, gli Usa stanno disperatamente cercando un pretesto per far fuori Assad. E dopo? Se la Casa Bianca ha tardato così tanto a reagire alla repressione feroce in Siria è a causa dell’incertezza sul futuro. C’è il rischio che quelli che sono gli alleati di oggi – i ribelli – possono diventare i nemici di domani. Specie quelli che innalzano le bandiere nere, estremisti con agenda e obiettivi ben lontani da quelli occidentali.

I cittadini americani sono restii a nuove avventure militari e dovrebbe esserlo il mondo intero. Lo stesso Pentagono è riluttante. Sangue su sangue. Speriamo tutti che l’Italia non si faccia trascinare nell’ennesima guerra inutile e criminale avviata dagli americani, appellandosi al fatto che ogni azione, senza il placet dell’Onu, è illegale. Come tutte le azioni illegali avrà effetti catastrofici, sia sul piano delle leggi internazionali, sia sul territorio. A che serve bombardare i depositi di gas nervino in Siria, se non a provocare un espandersi dei medesimi sul territorio con altre migliaia di morti civili?

Come avevo già scritto, nei momenti difficili di una probabile guerra in Libia: chi usa la parola umanità nel contesto di una guerra, degrada moralmente l’avversario.

La guerra è sempre e soltanto distruzione, e ogni guerra umanitaria è in realtà un crimine contro l’umanità. La guerra genera “cultura di guerra”. La situazione è delicata, è chiaro che intervenire militarmente, escludendo ogni altra via diplomatica e politica, vuol dire che moriranno ancora civili, persone, donne, uomini, bambini e intanto il mondo rimbalza, sempre più confuso, fra ansia e paura.

1 commento su questo articolo:

  1. Ornella Papitto scrive:

    La guerra è stupida, soprattutto stupida. E chiunque la invochi è da considerarsi venduto alle multinazionali degli armamenti. Nessuna buona ragione può motivare una guerra, ma una ragione buona può allontanarla.

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