il linguaggio del corpo
Il corpo ha un suo linguaggio che si può tentare di traslare in parole, anche se a volte il significato di un gesto, di un movimento arrivano all’interlocutore in maniera più diretta e vera di qualsiasi parola che tenti di decifrarli, così come le parole cariche di emozioni, di una poesia per esempio, possono essere espresse e trasmesse attraverso il linguaggio corporeo. Dal connubio tra espressività corporea e verbale è nato a Palermo lo spettacolo di danza contemporanea: “Prendo il corpo in parola” regia, coreografia e interpretazione Silvia Giuffrè, musiche originali e dal vivo Giuseppe Rizzo, scenografia e luci Alessandro Montemaggiore, poesie e voce Francesca Guajana, video Cinzia Conte.
In un mix di arti, tra poesia, musica danza, video e gioco di luci si sviluppa infatti la performance di Silvia Giuffrè, danzatrice-performer e coreografa che si è formata in danza contemporanea di matrice americana, approfondendo la Release Technique presso la “Trisha Brown Dance Company” di New York. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali e lavorato in diverse compagnie da Micha Van Hoeck a Moto Armonico Danza di Betty e Patrizia Lo Sciuto, fondando nel 2009 l’Associazione Culturale Omonia – Contemporary Arts, che sviluppa un progetto di interazione, sperimentazione e contaminazione tra diverse discipline performative dell’arte contemporanea. Ultimamente ha rappresentato l’Italia nel progetto Mother Tongue curato dalla compagnia Affari Esteri andato in scena a Marsiglia, capitale europea della cultura nel 2013.
Lo spettacolo si articola in quadri che riguardano diverse parti del corpo: volto, braccia, mani, spalle, ventre, gambe e piedi, mentre la danza esplora ed interpreta il significato e il significante delle poesie sul piano simbolico.
Il suono della chitarra, con una musica che arriva dritta all’anima, e la voce che in sottofondo parla di emozioni, ricordi, trasmettendo a volte senso di mancanza e poi pienezza, si intrecciano con una danza che alterna momenti improvvisati a momenti coreografati in maniera precisa, a volte con suggestioni orientali, provocando emozioni senza filtri, in una continua ricerca dell’essenza che giunge a gesti comunicativi e diretti. La musica e la danza e la poesia si svelano complici ed esplorano insieme il senso e significato dell’Armonia. Forte è il senso della Vita che emana soprattutto dall’ultima parte, che dai riferimenti al ventre materno, sprofonda nell’acqua, simbolo della femminilità, della nascita, della potenzialità.
«Noi siamo nel movimento dell’attesa, attesa nell’intero percorso dentro un concerto di voci» afferma Francesca Guajana e questo spettacolo è un esempio di una voce all’interno dei tanti talenti che Palermo contiene e che la rendono degna di intraprendere il percorso per diventare capitale europea della cultura nel 2019.
Ritengo che sarebbe stato giusto citare nell’articolo la location che ha ospitato sia questo spettacolo che tanti altri spettacoli di danza: Parco Villa Pantelleria, bene sequestrato alla mafia e restituito alla cittá e che opera nel campo della Cultura e del Sociale
giusto, scusa per non averlo chiesto all’autrice, so bene chi siete e cosa fate.