l’estate anomala di Giovanni Pascoli

15 agosto 2013 di: Clara Margani

Questa è proprio un’estate anomala. Perso ormai il ricordo del nostro bel clima mediterraneo (non esistono più le mezze stagioni, ma nemmeno le stagioni intere!), ci stiamo rassegnando a diventare un paese tropicale dai rapidi cambi atmosferici, dove i violenti rovesci quasi improvvisi lasciano una cappa di umidità e una temperatura ancora più alta, che asciuga rapidamente gli acquitrini e ci toglie la forza di rimediare ai danni. Giovanni Pascoli, da quel “fanciullino” che era, rimaneva affascinato da questi fenomeni, che ai suoi tempi non costituivano un’anomalia perché erano molto sporadici. Di questa fascinazione danno testimonianza le numerose poesie dedicate ad eventi atmosferici improvvisi e inquietanti presenti nella sua produzione poetica, di cui mi è sembrato interessante offrire qui di seguito un collage esemplificativo da leggere, se si vuole, durante il loro manifestarsi.

Ci vuole il cielo: tutto a sua stagione;

e freddo, caldo, dolce, aspro, ci vuole,

e i lampi e il tuoni e il fumido acquazzone

S’è sfatto il cielo: a scosse

v’entrano urlando i venti

e vi sbisciano i lampi.

E cielo e terra si mostrò qual era:

la terra ansante, livida, in sussulto;

il cielo ingombro, tragico, disfatto:

bianca bianca nel tacito tumulto

una casa apparì sparì d’un tratto;

come un occhio, che, largo, esterrefatto,

s’aprì si chiuse, nella notte nera.

E subito, col fragor d’arduo dirupo

che frana, il tuono rimbombò di schianto:

rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,

e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,

e poi vanì.

Il tuon sgretola l’aria.

Sembra venuto sera.

Picchia ogni anta su l’anta

E l’acqua cade, a grosse

gocce, poi giù a torrenti,

sopra i fumidi campi.

Tacciono le cicale

nelle stridule seccie,

e chiaro un altro tuon rimbomba

dopo uno stanco, uguale,

rotolare di breccie

Cresce in un gran sussulto

l’acqua, dopo ogni rotto

schianto c’aspro diroccia

La tenebra più nera,

più lugubre la bufera

che venia come un volo di spettri,

gridando ad ogni émpito più.

E scrosciò, venne dirotta

la pioggia, a strisce stridule infinite;

e il tuono rotolò ancora.

E la pioggia cadde, vasto fragore,

sferzando i muri e scoppiettando ai vetri.

E, dopo, nell’afa inerte,

fanno rumor di pioggia

le fogline dei pioppi.

ed è più bello il fiore cui la pioggia estiva

lascia una stilla dove il sol si frange.

1 commento su questo articolo:

  1. gemma scrive:

    proprio anomala questa estate…
    questa mattina sono stata in piscina con la mia carissima amica Clara
    oggi pomeriggio sono in casa con un sottofondo di tuoni e pioggerellina che cade:
    in città tutto questo fa tristezza
    leggere,nel manifestarsi dei fenomeni atmosferici, le poesie sopra riportate
    restituisce il buon umore
    e un sorriso accompagna l’attesa del ritorno del sole

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