la morte in carcere, altri interrogativi
Il caso di Mouhamed Ahmed Mokhar, detenuto egiziano di 24 anni sucida al carcere Malaspina di Caltanissetta, continua a sollevare l’indignazione di chi, da anni, si occupa di detenuti e migranti. Questa volta a parlare è Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato, docente di Diritto di asilo e statuto costituzionale dello straniero all’Università di Palermo e componente del Consiglio direttivo dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione.
«Dove si trova il corpo del ragazzo? La famiglia è stata avvertita della tragedia? Chiedo che la famiglia del ragazzo venga informata e che sia messa nelle condizioni di mandare qualcuno a Caltanissetta per seguire le indagini utili ad accertare la dinamica degli eventi». Questo l’accorato appello di Paleologo, che non nasconde le sue riserve sulla dinamica dei fatti, ancora da accertare. «Vogliamo cercare di capire le circostanze che hanno portato questo ragazzo a suicidarsi. Vogliamo sapere se, dopo l’accaduto, ci sono state denunce e da parte di chi e se l’aver lasciato questo ragazzo in carcere, senza mediazione, è giustificato. Il ragazzo si dichiarava infatti innocente e le accuse sono state mosse, come spesso accade, da un piccolo gruppo di individui che possono ottenere un permesso di soggiorno per aver aiutato le forze dell’ordine. Il patteggiamento facile non garantisce l’accertamento dei fatti e occorre sempre verificare l’attendibilità dei testimoni. Occorre non dare nulla per scontato, né la colpevolezza e neanche l’innocenza. La presunzione di innocenza vale da vivi come da morti e di casi come questi ne sono successi già abbastanza. In un carcere per adulti, come quello di Caltanissetta, esistono infine modalità di assistenza specifiche per persone che, come in questo caso, provengono da un Paese verso il quale non si possono fare respingimenti? Come si è arrivati a questo fatto grave e cosa fare per evitare altre tragedie come queste?»
Il docente, che vanta numerose pubblicazioni sui temi dell’immigrazione, ha reso le sue dichiarazioni a Caltanissetta, durante una riunione per avviare uno studio universitario sui procedimenti per l’agevolazione dell’ingresso degli immigrati irregolari in Sicilia.
«Oggi, il 90% degli immigrati irregolari che sbarcano sulle nostre coste sono tutti profughi o richiedenti asilo. E’ la Commissione Territoriale e non la Polizia che può dire se la storia del profugo o del richiedente asilo è attendibile o meno. Sarebbe interessante verificare se gli accusatori di questo ragazzo sono oggi in Italia o sono fuggiti».
Caino e Abele. I ragazzi che per ottenere un permesso di soggiorno, condannano a morte un loro fratello; le guardie del carcere che non garantiscono la sicurezza e la sopravvivenza dei reclusi. Anche loro, Caino contro Abele.