la società civile che si sbraccia

19 settembre 2013 di: Stefania Di Filippo

La sicilianità era, qualche anno fa, rappresentata in uno sketch di Ficarra e Picone che sottolineava la caratteristica per la quale tendiamo sempre a dire “poi lo faccio”, “poi si vede” e a rimandare ciò che si potrebbe fare oggi per un senso di “lagnusìa” insita nel nostro dna. Fortunatamente, le cose non stanno proprio così ed esiste gente disposta a rimboccarsi le maniche e a fare qualcosa per la propria città, solo per senso civico e campanilismo verso i muri e le strade che hanno fatto parte della scenografia dell’adolescenza di un po’ tutti gli agrigentini. Sì, perché è di Agrigento che stiamo parlando e più precisamente del suo centro storico, che rischia di essere distrutto da un progetto che prevede la costruzione di 39 immobili quasi ai piedi della Cattedrale, senza aver cura della tradizione e della storia di quel che è rimasto ancora in piedi. Alcuni ragazzi, tra cui il giovane giornalista agrigentino Pietro Fattori, hanno quindi deciso di darsi da fare e di mettersi a disposizione gratuitamente per quello che chiamiami Bene Comune, per evitare di distruggere l’integrità della sua storia. Si è scelto di intervenire direttamente in uno dei quartieri antichi e abbandonati, ovvero il rione Via Gallo – Vallicaldi. Partendo da cose semplici, come la pulizia di una parte della città ove, da tempo immemore, avevano sede stabile donne dette “di facili costumi”, sono riusciti con le loro solo forze, intendondo anche le economiche poiché il Comune è noto per promettere molto non rimanendo fedele alla parola data, a dare vita ad un progetto a cui partecipano le associazioni culturali come Artificio, LabMura e NonSoStare, le prime due avendo stabilito la loro sede proprio in quel quartiere.

Questi intrepidi eroi romantici del nostro tempo sono persino riusciti ad organizzare un evento musical-culturale, intitolato “La bellezza delle lacrime a pagamento”, aiutati dalla solidarietà e dalla disponibilità di artisti della zona. Essi sono la dimostrazione che le rivolte non si fanno solo con le molotov, con la guerriglia, ma che le cose possono essere cambiate anche con gesti di semplicità, senso del sacrificio e dell’amore verso ciò che ci ha cresciuti.

4 commenti su questo articolo:

  1. silvia scrive:

    Ho letto con molto piacere questo bell’articolo in cui dimostri tutto il tuo/vostro amore per una città così ricca di storia. E’ una sofferenza vedere ed assistere impotenti alla decadenza ed all’altrui disprezzo delle cose che amiamo ed abbiamo più care. Vorrei ora citare una frase che spesso mi è di incitamento ed antidoto alla rinuncia: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.” (San Francesco d’Assisi)

  2. Giuseppe Greco scrive:

    Ciascuno di noi ha misurato il proprio amore per questa città e per il suo centro storico quello che ne è scaturito è la naturale prosecuzione di quell’amore incondizionato. Anche se pensassimo a ragione di essere lo spirito forte e per nulla pago di quel corpo ormai morto non desisteremo, continueremo a defibrillarlo al pari di quel soccorritore che rifiuta il fallimento come principio della propria vita e continua a rianimare quel corpo, ed incurante di tutti i messaggi e gli stimoli esterni continua ad oltranza la sua corsa verso la vita. Una nuova figura del Don Chisciotte, quello però che dopo essere stato disarcionato risalta in sella per ridare nuovo slancio alla sua battaglia contro l’indifferenza, il malaffare, l’ingiustizia sociale, a favore dei propri diritti di cittadino. Solo reclamandoli a gran voce potremo sperare di “piegare” quella volontà che ha stritolato la generazione dei nostri padri. Quello che vogliamo è l’esigenza di lasciare in eredità ai nostri figli una città migliore di quella che ci hanno consegnato, solo chi guarda lontano avendo una visione completa del puzzle può ottenere giustizia. Perché in tutti noi c’é qualcosa dentro così forte che abbiamo coscienza che possiamo farlo

  3. Luisella Bono scrive:

    Viene da gridare: giovani di Agrigento unitevi!

  4. Paolo.R.Russo scrive:

    Veramente viene da gridare giovani di Palermo e voi?

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