italiani, analfabeti e navigatori
In Italia i dati sul fenomeno definito “analfabetismo di ritorno” sono impressionanti. Oltre il 70% degli italiani si trova oggi al di sotto della soglia di comprensione di un testo scritto di media lunghezza. Significa che non sono in grado di leggere un giornale, o un libretto di istruzioni, comprendere un contratto di lavoro, o un programma politico. Il 54% della popolazione non legge nemmeno un libro all’anno. Elisa Manna, responsabile del settore politiche culturali del Censis, spiega come questo stato di cose abbia reso la popolazione più fragile, incapace di avere piena consapevolezza di sé e di farsi un’opinione autonoma. In politica ne sono espressione sia l’astensionismo che il voto di protesta fine a se stesso. Ancora più gravi, se possibile, sono però le conseguenze sul piano delle relazioni interpersonali. Elisa Manna, in modo molto acuto, mette in relazione molti casi di violenza con una incapacità sostanziale a mediare i propri sentimenti in una sorta di analfabetismo emotivo. Capaci solo di provare sentimenti estremi, come odio o amore, gli uomini sono portati a lasciarsi sopraffare da emozioni elementari che sfociano irrimediabilmente nell’aggressività. Temo che anni di politiche economiche rivolte solo allo sviluppo economico, ci stiano portando fatalmente indietro nel tempo, ad una regressione verso una nuova barbarie.
Al giorno d’oggi poi, con l’avvento delle nuove tecnologie e della grande diffusione dei mezzi telematici, molte persone possono andare incontro ad un nuovo tipo di analfabetismo, quello “informatico”, con il rischio di incorrere in nuove forme di emarginazione. Sempre più servizi, persino quelli Inps riservati ai pensionati, o la prenotazione di visite mediche presso strutture Asl, avvengono prevalentemente attraverso internet. E’ necessario quindi disporre, quanto meno, di un indirizzo e-mail, se non addirittura di una casella di posta certificata. Per chi riesce a stare al passo con i tempi, bene, ma tanti che per età o poca dimestichezza non riescono ad acquisire quel minimo di competenza richiesta, rischiano di restare ai margini del sistema ed ancora una volta, purtroppo, molte sono le donne. Accentuando il divario tra le generazioni, solo le più giovani usano quotidianamente e con disinvoltura internet, mentre quelle meno giovani, penalizzate spesso anche da una ridotta scolarità, e fino ad arrivare alle più anziane, considerando l’allungamento della vita media e la maggiore longevità rispetto ai maschi, si trovano in grande difficoltà ed imbarazzo, costrette a rivolgersi molto spesso all’aiuto di terzi.
Nel film “Mery per sempre” di Marco Risi uno dei personaggi dice che a casa sua per risolvere le questioni prima si usano le mani e poi le parole. Questa battuta mi è tornata in mente leggendo l’articolo di Silvia quando parla di analfabetismo emotivo. E’ proprio vero che l’incapacità di usare la lingua sia scritta che parlata può portare a fenomeni di aggressività in chi non riesce ad esprimere altrimenti i propri sentimenti e questo fatto determina costi sociali altissimi. Aveva ragione Federico Garcia Lorca quando affermava: «È vero, l’istruzione, la cultura costa. Però l’ignoranza, l’incultura costa molto di più.»
Trovo preoccupantemente vero quello che dice Silvia. La maggior parte degli adolescenti che osservo quotidianamente in quanto insegnante hanno difficoltà ad argomentare e a mantenere un tono di voce controllato, tendono ad offendersi e comunicano in modo aggressivo sia con i pari che con gli adulti. Scrivono sintetici e telegrafici testi abituati ormai a sms, chat e whatsapp…seguono trasmissioni televisive che esaltano l’ignoranza.
L’analfabetismo affettivo va affrontato contestualmente a quello culturale: stiamo disimparando a leggere, a scrivere e a rispettare gli altri, le relazioni interpersonali diventano sempre più difficoltose e, come la cronaca ci racconta, spesso al limite della barbarie.
Ho cresciuto i miei figli seguendoli mentre facevano i compiti, quelli delle scuole elementari. Pensavo soprattutto a tutti quei bambini, e a Termini Imerese sono la grande maggioranza, che non avevano i genitori accanto a fare da interprete tra la complessità dei libri e il metodo personalistico di insegnanti ‘più confusi che persuasi’. Hanno complicato a dismisura la conoscenza, confondendo le giovani menti. A Termini ci sono ancora giovani analfabeti, fenomeno che sarebbe dovuto scomparire e invece no. Hanno reso complessa la conoscenza e l’ignoranza è cresciuta a dismisura. È necessario fare un passo indietro, con modestia: meno ‘pasticci’ e tornare a ’saper leggere, scrivere e fare di conto’. E dove è andata a finire l’analisi logica? E la geografia e la storia? I bambini e i ragazzi non sono orientati né nel tempo né nello spazio… Cittadini di serie ‘zeta’.
Torna a essere un problema tristemente attuale quello affrontato in questo articolo: anche i non più adolescenti, magari addirittura in possesso di una laurea, fanno errori grammaticali e concettuali inammissibili e sconcertanti. Ma se nel passato l’analfabetismo fu superato con l’introduzione e il prolungamento dell’obbligo scolastico, al giorno d’oggi come sarà possibile risolvere questa nuova piaga? La propensione a rimpiazzare i libri con la televisione e una nuova società basata sull’effimero e sul superficiale, ci hanno portati fin qui. Forse è ora di riprendere in mano la situazione, ognuno nel suo piccolo, ritrasmettendo a figli e nipoti i valori della cultura.