la giravolta in cambio de che?

3 ottobre 2013 di: Rosanna Pirajno

Vedere la faccia terrea del cavaliere, subito dopo aver annunciato la propria sconfitta politica, non è sufficiente a ripagarci del ventennio di mascheroni a bocca larga truccati e impomatati, ma un poco aiuta. Non tanto a capire chi e cosa abbia pesato tanto da fare ingoiare a lui e ai falchi arraggiatissimi – penso al povero Biondi che aveva appena consegnato alla Storia la sua veemente invettiva contro premier e traditori – un ribaltamento di posizione di tale portata. Aiuta piuttosto a immaginare i possibili scenari passati per la mente del caimano nel giro di una manciata di minuti, quando dal no risoluto gridato ai quattro venti è passato repentinamente al si “travagliato” alla fiducia al governo Letta, pronunciato è vero a denti stretti ma offerto come olocausto di un partito che doveva presentarsi unito e compatto come mai. Aveva letto, nella sfera piuttosto offuscata del suo futuro, che dall’assenso o dal rifiuto alla prosecuzione dell’esperienza delle “larghe intese” sarebbe dipesa non solo la propria leadership ma addirittura l’integrità della creatura a lui più cara, quella creata e battezzata Fi e poi tramutata su un predellino in Pdl e infine nuovamente retrocessa a Fi, tutto in solitario ma con l’entusiastico consenso di vassalli e fighette sempre al suo servizio, la corte raccolta intorno al partito dispensando incarichi promozioni sostentamenti e farfalline a compleanno. Bene, un No avrebbe dissolto il suo dominio di padre padrone dal potere assoluto messo in crisi, inaudito ma di fatto annunciato per la prima volta in tanti anni, da una frangia di insubordinati che aveva osato minacciare nientepopodimeno che La Scissione. Un colpo al cuore.

E il partito-azienda, il reame dove mai tramonta il sole della venerazione del capo, condannarlo a dissolversi come un qualsiasi partitello di sinistra disastrata? E la Marina già scalpitante a bordo campo, chi la terrebbe più? E l’Angelino traditore, ora mi sfodera il quid sempre negato per ribellarsi al diktat ? E consegnare mezzo partito ai giuda? E fare cadere il governo, vuol dire prendersi la responsabilità dello sfracello annunciato? Naaaa, meglio la giravolta, tanto del dire e smentire sono maestro e poi chissà, magari ci esce un riconoscimento per l’agibilità politica in discussione.

1 commento su questo articolo:

  1. Rita scrive:

    e questa nuova “conversione” poi quanto durerà? Il teatro, si sa, è una passione dura a morire.

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