non sono città per bambini
Un bambino di Borgetto, piccolo paese alle porte di Palermo, tentando di scavalcare il muro di cinta dello stadio comunale per andarvi a scalciare, cade e si fa seriamente male. Ricoverato in gravi condizioni è ora per fortuna dichiarato fuori pericolo e tutti tirano un sospiro di sollievo, compreso il sindaco che commenta, riportato dai giornali virgolettato: «Spero che il nostro piccolo concittadino possa tornare presto a giocare per le vie del paese, ma in maniera più responsabile. Invito tutti i bambini a fare attenzione quando sono in strada e ad evitare le situazioni di pericolo, come quella, appunto, di scalare la recinzione del campo sportivo».
Il ragionamento non fa una grinza, perfettamente aderente com’è alla constatazione che le nostre non sono città per bambini, nemmeno le medio-piccole, che i calcoli economici valgono più della salute dei cittadini, che l’interesse per una sana crescita delle nuove generazioni sta in fondo alla lista degli impegni politici, che dunque i bambini giochino per strada perché il Comune non ha intenzione di fornire un luogo sicuro in cui far sfogare le loro energie; che però stiano attenti, perbacco, a non farsi investire dalle auto o insultare dai passanti, a non intralciare il traffico, a non fare danni a persone e cose e a non ferirsi caso mai volessero, incauti, scavalcare l’impervio muro eretto dagli adulti per riservare il sacro luogo del calcio professionale, appunto, ai soli professionisti. Ma poi, che pretesa sarebbe mai quella dei mocciosi di condividere il prato, che si rovina se troppo pestato, con i calciatori che si allenano durante la settimana? Ma vi pare che possiamo mettere a rischio l’erbetta del grande rito della partita domenicale, a cui noi maschi teniamo molto, ma molto più della vostra voglia di correre appresso a una palla in un luogo sicuro, magari a norma e morbido e verde invece che ruvido e grezzo come l’asfalto delle strade? Quindi ragazzini che un giorno sarete elettori, siate responsabili e attenti a non farvi male giocando in strada, che grane non ne vogliamo a causa della vostra esuberanza.
E amen a “una città per l’uomo” di olivettiana memoria.