una mamma per amico
Giorni fa, a Bagheria, una mamma ha denunciato il figlio colpevole degli atti vandalici presso la scuola primaria Girgenti. La mamma, dopo aver appreso la condotta del proprio figlio tredicenne, ha ritenuto suo dovere rappresentare la responsabilità del proprio figlio alle autorità piuttosto che proteggerlo con il silenzio. Un gesto importante, un gesto che si oppone all’omertà di altri genitori che coprono i figli davanti a situazioni come questa. Danni vari e furti, non è stata risparmiata nessuna area della scuola. Armadietti a soqquadro, materiale didattico buttato per terra, vernice cosparsa su pavimenti e attrezzature della scuola. Dopo aver verificato i danni, le forze dell’ordine hanno ascoltato anche il padre del ragazzo e, su disposizione del pm del Tribunale dei minorenni, hanno affidato il figlio al genitore. Cercano ora di risalire all’identità dei complici della bravata. Una scelta coraggiosa, quella della mamma di Bagheria, un segnale importante perché agisce alla radice di comportamenti di potenziale pericolosità.
Irriverenza e conformismo del branco sono i germi di pericolose attitudini che vanno bloccate sul nascere. Si dice che sono i genitori a non sapere come educare i figli, può darsi, ma questo gesto che ha portato alla ribalta delle cronache una sola madre dovrebbe servire da esempio. La scelta della mamma bagherese ci colpisce e porta, inevitabilmente, ad alcune riflessioni. L’educazione dei giovani è compito di tutti, famiglia, scuola, istituzioni laiche e religiose e ognuno deve fare la propria parte. Questa mamma è un simbolo, ci insegna che la famiglia è il luogo più importante, quello che forma ai valori e alle tradizioni e ha il compito di affiancare la scuola. In famiglia i bambini, crescendo, apprendono e interiorizzano le prime regole, le modalità di convivenza e socializzazione, i divieti. La scuola dovrebbe occuparsi dell’istruzione e collaborare all’educazione. La personalità dei ragazzi va rispettata e rinforzata per evitare il trascinamento del branco. L’origine di certi conformismi è spesso la paura della solitudine, la necessità di mimetizzarsi per paura di imporre il bene, così come fanno alcuni genitori. Far passare sempre e assecondare non è proteggere, ci sono situazioni in cui l’autorità salva da quel pericoloso vuoto interiore che allontana i giovani dalle tradizioni, dai valori, dalle regole imposte e, in sintesi, da loro stessi.
Sicuramente brava questa madre, ma viene anche da chiedersi il motivo che ha spinto questo tredicenne all’impresa.
Rispetto a questo tipo di spinte emulative da parte degli adolescenti io credo che le famiglie possano fare ben poco.
Rita
Questo fatto mi ha riportato ad un ricordo lontano, a dir poco curioso. Mia figlia di 4 anni, mentre giocava in un villa comunale con altri bimbetti, venne colpita in faccia da un sasso tirato (per gioco) da uno di loro. C’erano poco distanti le mamme di quel gruppo di bambini, ma erano distratte, assorte nei loro discorsi. Io accorsi subito molto preoccupata ed al mio: “chi è stato a tirare il sasso?” un bambino, forse più spaventato di altri per ciò che era successo, istintivamente cercò di scagionarsi “indicando” il colpevole. Non l’avesse mai fatto! Solo allora udii giungere una voce da quel gruppo di madri…quella del “delatore” che ammonì severamente il figlio: non ti ho insegnato che non bisogna fare la spia?”. Ciò che mi lasciò più male fu non ricevere nessun gesto di solidarietà mentre cercavo di consolare mia figlia che piangeva, nè tanto meno delle scuse e mi chiesi sconfortata: E’ questa l’educazione che sappiamo dare? E’ solo questo che insegniamo ai nostri figli?…a non fare la spia???
Infatti, Silvia, il nostro punto di vista sta diventando un boomerang che rapporta tutto a noi e alla nostra famiglia.
Stiamo perdendo “l’educazione civica” e il concetto di società civile.
Grazie